Regolarizzazione dei Voucher: una lama a doppio taglio.

di Dennis Vincent Klapwijk, Resp. nazionale Lavoro della FGCI

lavoro imm

“Il governo regolarizzerà i Voucher”. Ora abbiamo finalmente dei concetti espressi in maniera chiara da parte del governo stesso. Beh, sono un’arma a doppio taglio. Oltre che di effetto molto coreografico, nel perfetto stile del “fare” (male) di questo governo.

Necessaria premessa:

Il voucher (o “buono lavoro”) è un buono da 10 Euro lordi. 7,50 netti. Orario. Dato in cambio di prestazioni lavorative.

Esso nasce con l’intento di regolarizzare il lavoro occasionale accessorio. Traduco in italiano: stagionale, a chiamata, a termine (si lo so, l’ultimo sarebbe in certi casi “lavoro occasionale ordinario”, già di per sé una tipologia utilizzata spesso impropriamente nei contratti, ma la magia del voucher è anche quella possibilità pratica di unire le tipologie in base alla volontà del datore di lavoro. Al ribasso, si capisce). Nasce addirittura, udite udite, con lo scopo di debellare il lavoro nero. Un valido termine di paragone sull’utilità per quest’ultimo fine lo si può fare con un uomo che decide di liberare la cantina dai topi gettandoci dentro il cadavere di un cane, contando sul fatto che le malattie e la puzza allontanino i roditori. In realtà vengono attirati dal pasto facile, sono immuni alle malattie, e ci si ritrova con la cantina totalmente inutilizzabile e pure appestata. I voucher hanno aumentato il lavoro nero diventando di esso copertura legale, con una diffusione intensissima non solo nei lavori dai quali era sorta l’ispirazione per crearlo, ma anche in quei lavori professionali del terziario nel quale venivano utilizzati i contratti a tempo determinato, tipo per l’apprendistato o per periodi di prova. Per concludere con un espansione nel mondo del lavoro ordinario che una volta vedeva contratti d’assunzione a tempo indeterminato (scuole, ospedali…). E ovviamente, se già i contratti precedenti ai voucher avevano molte pecche (bisognava stare attenti a contenuti quali gli straordinari, malattia etc. argomenti sempre più spesso tralasciati) questi ultimi buoni sono molto più snelli: salario per orario. Stop. Il resto sono affari del lavoratore. Ah, chiaramente se si sgarra di 4 ore sull’orario concordato, il “buono” non è un contratto vero e proprio, si sgarra e niente paga per lo straordinario. Se non va bene, viene chiamato un altro che è disposto a fare da schiavo salariato. Ecco appunto, lavoro nero peggiorato: non solo il voucher serve come scudo per lo schiavista, che paga una parte a nero (ovviamente non dichiarata) e una parte a buono per salvarsi in caso di controlli della finanza, ma addirittura può non pagare direttamente alcune ore con l’implicita minaccia del licenziamento con la legge che lo considera un onesto datore di lavoro. Oltre al danno la beffa.

Ecco, questa situazione sopra descritta sta diventando abbastanza insostenibile. Per cui il governo, che nel 2015 ha avuto la geniale idea di alzare il tetto da 5.000 euro netti annui a 7.000  di retribuzione per la possibilità del pagamento del lavoro tramite “buoni”, aprendo la possibilità a tanti sfruttatori in più di utilizzare questa magica opzione di schiavitù legale, ha dovuto esaminare una regolarizzazione di questo tipo di retribuzione. Ora, saltando a pié pari il concetto che già di per sé fa specie vedere uno strumento nato in teoria per regolarizzare dover essere a sua volta regolarizzato, e quindi evitando un pignolo punto di vista secondo il quale la situazione è abbastanza grottesca già alla partenza, analizziamo senza bolscevichi pregiudizi la soluzione proposta dal governo:

Il datore di lavoro deve comunicare via mail, telefono o sms almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione di lavoro alla sede territoriale dell’ispettorato del lavoro i dati anagrafici del lavoratore, l’ora di inizio e fine della prestazione, il luogo in cui avverrà. Multa tra i 400 e i 2.400 euro per ogni lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Varia per i committenti agricoli “comunicazione in un arco temporale non superiore a tre giorni”.

Sembra una presa di posizione forte. Ma nel dettaglio

  1. Quanti ispettori saranno in grado di controllare TUTTI i datori di lavoro che devono in teoria controllare ?
  2. La multa è riducibile al doppio del minimo (800 non sono 2.400)
  3. La multa sostituisce e abolisce la precedente maxi-sanzione che obbligava il padrone ad assumere per almeno tre mesi il lavoratore irregolarmente retribuito con i voucher
  4. La “rotazione” della dichiarazione dei lavoratori a voucher è sempre possibile (dichiaro metà oggi, metà domani, intanto lavorano tutti e in caso di controlli la metà non dichiarata si nasconde, in perfetto stile Ottocentesco sui controlli minorili)
  5. L’ispettorato del lavoro difficilmente andrà a controllare chi non dichiara nulla. Quindi si ritorna al nero “puro”
  6. Resta il problema del perenne taglio al pubblico e del non inserimento di lavoratori nuovi nel mondo del lavoro. Quanti ispettori avremo in grado di eseguire i controlli ?
  7. Alcuni datori di lavoro sfruttatori opteranno per un ritorno ai mini contratti sul lavoro occasionale ordinario. Sfruttamento pure quello, anche se meno noto in quanto non utilizzato agli stessi livelli dei “buoni lavoro”.

A noi sembra la solita bufala. Poi siamo fissati con i diritti dei lavoratori, quello magari è la cosa che ci frega

 

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