Lettera aperta a Umberto Galimberti

di Lydia Mastrantuoni, PCI Napoli
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Egregio  professor Galimberti,
per caso ho letto la sua risposta del 26 novembre 2016 ad una lettera indirizzata al quotidiano La Repubblica, e devo dirle di aver  trovato le Sue argomentazioni a favore del Si al referendum costituzionale prive di approfondimento,molto superficiali e,in sintesi,  simili a quelle di  tanti cittadini  che hanno  ascoltato distrattamente  il  dibattito in atto nel paese sulla riforma Renzi-Boschi.
Quando afferma che da 30 anni si invoca la riforma costituzionale,le  rispondo  che gli anni  sono anche di più, perchè la Carta del ‘ 48  non è mai piaciuta ai conservatori italiani(le ricordano qualcosa il professor Maranini  e Randolfo Pacciardi?). Poi  Craxi,all’inizio degli anni ’80,  parlò di” grande riforma”;  e Berlusconi  e i suoi alleati approvarono nel 2005  un testo che certamente non difendeva  l’impianto democratico della Costituzione italiana.
Quando dice che da 30 anni le leggi rimbalzano tra Camera e Senato, Le ricordo che negli ultimi 3 anni i decreti legge sono stati approvati in meno di 44 giorni,la legge Fornero in 16giorni.
Quando si dichiara favorevole all’Italicum  non aggiunge che l’abnorme   premio  previsto potrebbe consegnare la Camera  dei deputati nelle mani di   un unico partito con pochi consensi nel Paese,partito che godrebbe di  una  maggioranza blindata di 340 seggi.L’Italia ,insieme all’Ungheria,diverrebbero gli unici Paesi dell’UE ad assicurare ad un solo partito la maggioranza assoluta.
Ma quando afferma che grazie alla riforma del lavoro e della scuola il precariato è diminuito,quando fa capire che l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non ha prodotto poi molti danni,Lei si dimostra più realista del re,forse di fronte allo sfacelo nel mondo lavorativo e della scuola neanche più i ministri di questo governo hanno più il coraggio di vantare le proprietà benefiche delle loro riforme.
L’arcano circa la superficialità e l’inesattezza della Sua risposta è dispiegato nella conclusione,Lei è fermamente convinto della superiorità del mercato (e della finanza) sulla politica ,della superiorità della Confindustria e della J:P Morgan rispetto ai valori che la Costituzione Italiana pone per il lavoro e non per il mercato.

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