OSARE LOTTARE, OSARE VINCERE

di Dennis Vincent Klapwijk, Responsabile Lavoro della FGCI
Dopo il referendum (ed il suo grandioso epilogo) era ovvio che ci sarebbero voluti alcuni giorni per l’analisi del voto e delle sue conseguenze, oltre che per organizzare le lotte politiche a seconda dell’esito dello stesso. Fortunatamente il risultato è stato migliore di quanto ci aspettassimo e adesso possiamo riprendere con rinnovato slancio la campagna della FGCI: LAVORARE MENO PER LAVORARE TUTTI.
Una campagna basata sul lavoro non può prescindere da un’analisi dell’ultimo accordo contrattuale tra la triplice FIOM – FIM – UILM e Federmeccanica. Un’analisi tardiva forse, rispetto a molte altre realtà, ma per le tempistiche del referendum ( l’accordo per il CCNL è stato, “casualmente”, chiuso una settimana prima del voto, e ovviamente parlarne immediatamente nelle due settimane successive avrebbe avuto come conseguenza una minore diffusione del contenuto critico sull’accordo stesso, oscurato dalla propaganda prima e dall’analisi dell’esito del voto poi  ) abbiamo aspettato, come Dipartimento Lavoro FGCI, queste due settimane.
Il titolo di questo articolo, come i più attenti avranno già notato, riprende un motto maoista, che ha al suo interno la sintesi del pensiero della FGCI per quanto riguarda la lotta all’interno del mondo del lavoro. E’ senza dubbio un buon segnale che la “triplice” abbia firmato un contratto collettivamente, senza lasciare fuori la FIOM (come era già successo precedentemente). Ma i buoni segnali non sempre sono sinonimo di buone conseguenze. Non voglio annoiare il lettore con una lunga critica al contratto in “sindacalese”, quindi elencherò brevemente alcuni punti critici di questo accordo, cercando di tradurre il sindacalese in italiano il meglio possibile:
1) Non vi è troppa chiarezza sull’incremento del salario base di un metalmeccanico, per la prima volta. Viene utilizzato l’indicatore inflattivo IPCA, ovvero un indicatore generale di livello europeo.
2) Sottoscrivendo la cancellazione della parola “anche” dal capitolo del premio di risultato, in pratica si rinuncia ad un salario fisso e minimo garantito.
3) Con il meccanismo del silenzio-assenso, senza un’esplicita richiesta di non volere la trattenuta, 35 euro verranno sottratti dalla paga per la quota contratto.
4) Vi è possibilità di deroga con la contrattazione aziendale, tramite leggi specifiche inserite nel contratto, e questo è in contrasto con il carattere solitamente unificante del CCNL
5) La questione dei congedi parentali (influenze dei figli, famigliari bisognosi, etc etc) è permessa sì, ma previa programmazione mensile da consegnare all’azienda. Per parenti disabili, programmazione da consegnare all’azienda con dieci giorni di anticipo.
Ci dicono in molti che poteva andare peggio. Vero, è una ventina d’anni che in Italia osserviamo come al peggio paia non esserci mai e poi mai fine. Però c’è un però. Osserviamo anche come, in questo ventennio, a suon di sostenere il “meno peggio” per evitare il peggio, la situazione sia comunque diventata sempre più insostenibile. E non solo nel mondo del lavoro.
L’egocentrismo spassionato di questa epoca storica è il migliore alleato per il sistema capitalista, in quanto l’illusione di elevarsi dalla propria condizione di vita reale pone molti in totale scontro frontale con chiunque provi a cercare di unire le classi sociali sfruttate per ottenere più diritti e più uguaglianza. E con una divisione così marcata definibile facilmente “guerra tra poveri”, e con l’ago della bilancia dei rapporti di forza che pende dalla parte del capitale, anche chi vorrebbe unirsi per lottare, chi moralmente non sarebbe portato ad accettare passivamente la situazione, spesso non ne ha la possibilità, e deve abbassare la testa. Le uniche eccezioni che consentono la lotta ad un livello insufficiente ma discreto sono due: i contratti, nazionali e non, “vecchio stampo” (per intenderci, precedenti al jobs act) e le forze politiche e sindacali compatte, unite e pronte alla lotta. Tra queste seconde, la FIOM ha sempre avuto un ruolo di primo piano e una forza prorompente. Proprio per questo è stata anche isolata in passato, e presa di mira. Ma lottava, con forza e con dignità. Se veniva sconfitta, la sconfitta non era subita, ma vissuta a testa alta e pronta ad organizzare una reazione. Questo contratto chiuso poche settimane fa mostra solo la volontà di non essere ulteriormente “tagliati fuori dai giochi”. Chiunque faccia attivismo politico e sindacale sa qual’è la motivazione di fondo che spinge a praticare e sostenere una simile volontà: la paura. Paura di perdere il peso contrattuale, paura di perdere lo status di punto di riferimento di masse di lavoratori, paura di perdere il poco ottenibile con una partecipazione al CCNL. Ma non è forse la paura il primo sintomo della sconfitta ?
Ne abbiamo già scritto qualche riga sopra: sono anni che per evitare il peggio sentiamo che si deve sostenere il meno peggio (che poi non sono proprio sempre di facilissima distinzione). Ma non è così che si va avanti, che si fanno dei passi avanti. Così si fanno dei passi indietro, inesorabilmente. Bisogna essere audaci nei momenti di crisi, altrimenti tutto ciò che rimane è il rimpianto, il biasimo e la sconfitta. Ernesto Che Guevara, guerrigliero rivoluzionario oggi assunto a icona anche da soggetti che lui avrebbe con ogni probabilità fucilato, diceva “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. Prendiamo le parole di un vero rivoluzionario, di un uomo di rigore e moralità talmente elevate che anche frange politiche opposte e lontanissime da lui tentano di appropriarsi della sua immagine, per comprendere come ci si debba comportare quando si fa azione politica volta al conseguimento dei diritti sociali: bisogna mettersi in gioco. Bisogna Osare Lottare, per tentare di raggiungere autentici risultati, magari venendo sconfitti. Ma senza avere il coraggio di lottare si è già sconfitti. Anche per vincere bisogna osare. Osare Vincere.

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