La Costituzione chiamata Fratelli Cervi

di Alessandro Fontanesi, Segretario PCI Reggio Emilia

I 73 anni che ci separano dal giorno in cui i fratelli Cervi vennero fucilati al poligono di tiro di Reggio, portano inalterate le medesime stringenti necessità di allora. Da quel 28 dicembre di 73 anni fa, c’è di mezzo la Resistenza, la Liberazione e soprattutto una Costituzione di inattuata applicazione, che i governi degli ultimi vent’anni ed in particolare le ultime due legislature, hanno tentato di smantellare con ogni mezzo più o meno lecito. La Costituzione è indelebilmente segnata dalle vicende come quella della famiglia Cervi e non è quindi un caso che oggi, nonostante sterili proclami di facciata, venga messa in discussione per la sua connotazione estremamente rivoluzionaria, per quella “premessa di rivoluzione” come la definì Calamandrei. Nella Costituzione c’è il richiamo al lavoro come principio fondante già dal suo primo articolo, in essa è sancita l’uguaglianza tra i cittadini nel suo terzo articolo, il ripudio alla guerra nell’art.11, la tutela del territorio e dei beni comuni nell’articolo 9, a ben vedere quindi, tutte quelle necessità che avevano portato i fratelli Cervi a sacrificarsi perchè il mondo potesse cambiare. Col contributo della Resistenza che si oppose al fascismo ed al nazismo, non c’è dubbio che lo stato delle cose non sia stato mutato, la Costituzione ne è la prova provata, tuttavia volerla stravolgere per il tornaconto di una politica assolutamente non legittimata dalla maggioranza del popolo italiano, suona parecchio stonato ed irrispettoso per chi consapevolmente scelse di dare anche la vita, come i Cervi. Proprio perchè le ingiustizie su cui era fondato il mondo del secolo passato, venissero appianate dalla consapevolezza del popolo deciso a prendere in mano il proprio destino. Il 73′ anniversario della fuciazione dei fratelli Cervi ci spinge ad una riflessione che sia di lungo respiro, che guardi davvero al domani, come le ormai celebri e profetiche parole di Papà Cervi, secondo cui “dopo un raccolto ne viene un altro”, ma occorre “fare attenzione a quel che si semina”. Ricordare non dovrà pertanto essere il retorico compito della giornata, ma cogliere la piena attualità di questa storia, respingendo le provocazioni di destra e di sinistra su presunte “pacificazioni”, su ipocrite “memorie condivise”, attuando i principi su cui si fonda la Costituzione e rispettandoli. I Cervi ci hanno mostrato questo, mettendolo in pratica, a tutti noi il compito assai meno arduo di preservarlo, con lungimiranza e con l’ottimismo della volontà.

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