IL PCI DELLE MARCHE CONTRO LA GUERRA E CONTRO L’IMPERIALISMO USA

di PCI Marche

 

Ancona, giovedì 18 maggio, ore 17.00: la sala dell’ANPI si è riempita di compagne e compagni del PCI, della sinistra anconetana, del Comitato “No guerra No Nato”. Il PCI delle Marche ha organizzato un convegno pubblico dal titolo “Verso la Terza guerra mondiale? Dalla Siria al Venezuela: la strategia globale dell’imperialismo”. “Il Corriere Adriatico” e le pagine marchigiane de “ Il Resto del Carlino” dando ampia notizia del Convegno, hanno aiutato la sua riuscita, anche se il grosso del lavoro propagandistico è stato naturalmente portato avanti dall’organizzazione del PCI marchigiano e – specificatamente – anconetano, che hanno lavorato in Rete, sui “social” e attraverso il “ tam- tam” telefonico e personale. La relazione introduttiva è svolta dal segretario regionale del PCI Marche, Fabio Pasquinelli, che mette in luce sia l’essenza predatoria dell’imperialismo quale base materiale del pericolo di una Terza Guerra mondiale che la complicità dell’apparato mediatico generale nel produrre un senso comune di massa favorevole alle “imprese di guerra” degli USA, della NATO e dell’UE. Ed è a partire da questa considerazione che Pasquinelli intravede nella costruzione di una corretta informazione uno dei compiti centrali dei comunisti e delle forze della sinistra di classe. La parola passa poi a Marinella Correggia, del movimento “ No War”, eco pacifista e “specialista”  delle questioni del Medio Oriente. La Correggia ricorda gli orrori ( completamente rimossi dai media nazionali ed internazionali) della guerra condotta dagli USA contro la Siria; ricorda come tutto, dai media, è completamente stravolto e come la Siria, da Paese aggredito e distrutto dalle bombe imperialiste, diventi, nella finzione narrativa mainstream, il Paese della violenza e Assad un demone sanguinario. “ L’ultima vergogna mediatica – ricorda la Correggia – è la notizia di alcuni giorni fa e partita dagli USA, notizia secondo la quale una fotografia dimostrerebbe che in Siria vi era un forno crematorio atto a bruciare i cadaveri degli oppositori del regime di Assad. La fotografia, pubblicata in grande evidenza anche nelle prime pagine di grandi quotidiani italiani, non dice assolutamente nulla. In essa appare una struttura di cemento come mille altre indicate da una freccia. Tutto qui. Una menzogna assoluta troppo grande, evidentemente, anche per i servizi segreti USA, che hanno, infatti, tenuta viva la notizia per un solo giorno…”. E la Correggia prosegue il suo intervento mostrando una piccola bandiera dello Yemen, “ Paese subito bombardato, con migliaia di morti, da Trump, appena eletto presidente e che nessun organo di stampa italiano di rilievo nazionale ha voluto ricordare”.

La parola poi passa alla compagna Geraldina Colotti, giornalista de “ il manifesto” e direttrice della versione italiana di “Le Monde Diplomatique”. La Colotti ha il compito di svolgere una relazione sull’attuale situazione in Venezuela, “dov’è in atto – afferma la Colotti – un gigantesco tentativo controrivoluzionario, volto a cancellare la conquiste sociali del Venezuela di Hugo Chavez, a rimuovere il progetto del socialismo e a cancellare anche il progetto dell’integrazione bolivarista dell’intera America Latina”. “ L’odierna lotta in Venezuela tra Maduro e le forze controrivoluzionarie sostenute da Trump mette in luce anche una questione centrale del leninismo: la liceità della difesa della rivoluzione anche con la forza. Oltre che mettere in luce la liceità storica della rottura rivoluzionaria, sempre più rimossa da tanta sinistra europea”. “ E’ oggi nostro compito prioritario – sostiene la Colotti alla fine del suo intervento – , compito dei comunisti e delle forze sinceramente antimperialiste e internazionaliste, sostenere ovunque, ad iniziare dalle piazze, la rivoluzione venezuelana”.

Le conclusione le trae Fosco Giannini, della segreteria nazionale del PCI e responsabile del Dipartimento Esteri. “ La Terza Guerra Mondiale – inizia Giannini – non è, fortunatamente, un evento certo. Il punto è, tuttavia, che mai come in questa fase il pericolo di una guerra mondiale è verosimile e che in molti – interi governi, intellettuali, storici, militari, esponenti mondiali del movimento contro la guerra e lo stesso Papa Francesco – gettano continuamente l’allarme su tale pericolo. Che la guerra mondiale ci sia o meno dipenderà dalle lotte dei popoli, dei movimenti, delle forze comuniste, antimperialiste, di sinistra, democratiche e religiose del mondo e dipenderà da come si risolveranno le contraddizioni interne allo stesso potere imperialista USA, diviso oggi tra un’ala per la guerra subito e un’ala per rimandare la guerra o parcellizzarla in guerre regionali”. “ La guerra mondiale è tuttavia possibile – prosegue Giannini – e occorre mettere a fuoco le cause di fondo che oggi possono determinarla. Tra le cause di fondo una, certamente, è prevalente: la crescita immensa, sul piano economico, politico e militare, del fronte dei Paesi mondiali – che trovano nella Repubblica Popolare Cinese il loro più forte punto di riferimento – che intendono smarcarsi dal dominio imperialista, mettendo così in crisi l’egemonia imperialista sul piano planetario. Perdita di egemonia che spinge l’imperialismo USA a risolvere questa contraddizione storica con la guerra, anche mondiale. Questo quadro drammatico consegna ai comunisti e alle forze della sinistra e pacifiste un compito essenziale: rendere l’Italia e il popolo italiano autonomi dai disegni bellici degli USA; e ciò vuol innanzitutto dire che l’Italia deve uscire dalla NATO e la NATO dall’Italia, unica strada affinché il nostro Paese possa evitare l’orrenda e verosimile avventura di una nuova guerra mondiale”.

Diversi interventi del pubblico, tra i quali quelli dei compagni/e del “Comitato No guerra No Nato”, sono il segno di quanto vivo sia stato il Convegno, che finisce con una dichiarazione importante di un compagno italiano, ma residente a Stoccarda e ad Ancona di passaggio: “ Sono stato, un tempo, il segretario della sezione del PCI ( quello di Berlinguer) a Stoccarda. Bene: le argomentazioni di questo nuovo PCI mi hanno convinto e appena tornerò a Stoccarda mi metterò al lavoro per costruire una sezione tedesca dell’attuale Partito Comunista Italiano”.

 

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