La giustizia non è per chi lavora

di Giorgio Langella, Direzione Naizonale PCI

Per chi vive del proprio lavoro non esiste giustizia.

Sono stati tutti assolti i manager imputati per la morte di 10 operai della Breda a causa dell’amianto.

Questo verdetto segue quelli di maggio scorso che assolse due manager della Fiat, di febbraio che assolse quattro manager dell’Enel, di novembre 2016 che assolse undici manager della Pirelli. E non dobbiamo dimenticarci delle assoluzioni per la morte di oltre cento lavoratrici e lavoratori della Marlane-Marzotto di Praia a Mare.

Si sappia anche che, dall’inizio dell’anno al 14 giugno, sono 300 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro. Una cifra che supera di gran lunga quella drammatica dello stesso periodo del 2016.

Mai nessuno viene giudicato colpevole di queste morti. È una giustizia di classe che evidentemente considera la vita di chi vive del proprio lavoro qualcosa che vale meno, molto meno, rispetto al profitto di “lorpadroni”.

La sicurezza nei luoghi di lavoro è sempre più precaria. Questi morti non sono dovuti al caso o a tragiche fatalità. Sono dovuti principalmente al fatto che la sicurezza nei luoghi di lavoro è considerata un “costo” che può e deve essere tagliato.

La cosa più grave è che questo massacro passa sotto silenzio. Viene derubricato a una serie di fatti di cronaca inevitabili e ineludibili. Cose “normali” delle quali mai nessuno è responsabile.

I comunisti non possono restare indifferenti. Dobbiamo reagire, far conoscere la realtà che si vive nei luoghi di lavoro, protestare, pretendere che il lavoro sia fonte di riscatto sociale, non di profitto per qualcuno e di morte per tanti.

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