IL PCI INAUGURA DUE SEZIONI IN BULGARIA

di Ufficio Stampa

Fosco Giannini, responsabile esteri del PCI, inaugurerà a fine luglio  due sezioni, rispettivamente a Sofia e a Plovdiv. Pubblichiamo di seguito un’intervista a Luigi Cavalli, il regista cinematografico residente in Bulgaria che lavora per la costruzione delle due sezioni del PCI, a cura di Juri Carlucci, del Dipartimento Esteri del PCI

 

Frank Dobrin ( Luigi Cavalli), Gerard Depardieu e Nedyalka Dzhambazova

 

Luigi Cavalli è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano (in arte Frank W. Dobrin, nome che usa ormai da anni perché quando iniziò questa professione i distributori internazionali dei suoi film pretesero uno pseudonimo americano); è nato a Roma, l’11 aprile 1961 ma da sei anni vive in Bulgaria, terra in cui ha trovato l’ambientazione naturale per girare i suoi film, in particolare quelli di genere horror. Prima di dedicarsi al cinema in modo definitivo e dopo la laurea in Giurisprudenza ed il praticantato giornalistico, ha collaborato con alcune importanti testate giornalistiche, anche quotidiani.

Tra le esperienze artistiche più significative, si possono segnalare la partecipazione come attore nella serie americana Life of artist, la partecipazione, sempre come attore, nelle serie Don Matteo e Carabinieri. Come regista si è specializzato in genere horror, girando tra gli altri film: Contamination; The Night of the Zombies; Zombies return” ( un film di grandissimo impatto popolare sul piano mondiale); The Winner 3D. Il suo ultimo film invece, Mon cochon et moi, è di genere del tutto diverso, un dramma grottesco che ha girato l’anno scorso in Bulgaria con l’attore francese Gerard Depardieu come protagonista. Insieme alla compagna di vita Nedialka Dzhambazova hanno costituito in Bulgaria una società di produzione cinematografica che si chiama Bendis Film, con cui producono i loro progetti.

Luigi, o Frank come preferisce essere chiamato (“Ormai sono tanti anni che tutti mi chiamano Frank, che quando raramente mi chiamano ancora Luigi, stento a capire che si rivolgono a me…”) è un comunista, iscritto al nostro Partito, il PCI e sta da tempo lavorando per aprire due sezioni del PCI in Bulgaria: l’una a Sofia, la capitale, e l’altra a Plovdiv, seconda città della Bulgaria, città in cui Frank vive e che nel 2019 sarà insieme a Matera capitale della cultura europea.

 

Dal 25 luglio sarà in Bulgaria il compagno Fosco Giannini, della segreteria nazionale del PCI e responsabile del Dipartimento Esteri. Giannini e Cavalli stringeranno organizzativamente al fine di inaugurare le due Sezioni del PCI, a Sofia e a Plovdiv.

 Nel contempo, Frank sta già lavorando affinchè a Sofia vi sia un incontro ufficiale tra Fosco Giannini e il segretario generale del Partito Comunista Bulgaro, Alexander Paunov, che dopo tanti anni, partecipando ad una coalizione di sinistra, è riuscito a tornare in Parlamento.

Abbiamo posto al compagno Luigi Cavalli alcune domande.

D) Qual è la situazione politica e sociale, oggi, in Bulgaria? Come giudichi, da comunista, l’attuale governo bulgaro?

R) La situazione non è delle migliori purtroppo. La Bulgaria negli anni passati ha avuto alcune interessanti occasioni per crescere, soprattutto sul piano sociale, ma purtroppo i politici locali, hanno preferito inseguire l’illusione offerta da uno scellerato liberismo sfrenato, accrescendo però tutte le disfunzioni che ne derivano, prima tra tutte la corruzione. Considera che la Bulgaria è il Paese più corrotto d’Europa. Quando parlo di politici non mi riferisco soltanto a quelli che si ispirano a movimenti di destra o moderati ma anche alla compagine che si richiama – o dovrebbe richiamarsi – alla ideologia socialista. Il fatto è che tutti i politici bulgari, per lo più provenienti dalle file dello storico partito comunista, hanno cercato di rifarsi una presunta verginità facendo a gara a chi tra loro fosse il più anticomunista, ignorando tutto il buono che quell’esperienza aveva generato. Il risultato è stato che in pratica non esiste più alcuna tutela per i lavoratori, la maggior parte dei pensionati percepisce pensioni al limite della indigenza – parlo di cinquanta o cento euro al mese dopo oltre trent’anni di lavoro… – e le prospettive di crescita sono ormai azzerate. Basti pensare che l’attuale capo del governo, Bojko Borisov, leader del partito di centro destra Gerp, è stato precedentemente la guardia del corpo di Todor Živkov il più importante presidente bulgaro durante tutto il periodo comunista. Purtroppo però in Bulgaria manca completamente una coscienza di classe per cui il popolo vota chi promette di più. Credo paradossalmente che anche Berlusconi o Renzi, campioni mondiali nel lancio della promessa mancata, se si candidassero in Bulgaria, verrebbero eletti! Perché qui spesso vince chi la spara più grossa! Non è una bella visione quella che do ma è la realtà, al di là dei voli pindarici ed il dato più allarmante è che i giovani con un minimo di capacità preferiscono emigrare, cosicchè la Bulgaria sta sempre più diventando una nazione di vecchi e di gente senza alcuna ambizione. D’altro canto sono proprio i politici che preferiscono mantenere questa condizione, perché con questi stipendi da fame, nessuna assistenza sociale o sindacale che tuteli i lavoratori, favoriscono le aziende straniere a dislocare qui le loro attività colonizzando di fatto la Bulgaria, creando sempre più ricchezza per pochi e miseria per la maggior parte dei bulgari. Tu sai che qui si può licenziare una persona dalla sera alla mattina? Sai che la liquidazione è a discrezione del datore di lavoro per chi va in pensione? Sai che si possono ridurre gli stipendi con la logica del “se ti sta bene rimani, altrimenti trovo un altro”? Eppure, concludo, la Bulgaria ha un enorme potenziale, soprattutto turistico perché è bella, ha un’importante storia, c’è il mare, la montagna per sciare, una splendida campagna, molti laghi balneabili e dodici siti patrimonio dell’Unesco. Però il turismo non è per nulla incentivato…

D) Quali sono le forze dell’ opposizione politica e sociale?

R) E’ un discorso molto particolare questo… in Bulgaria esiste un’opposizione solo formale ma che in sostanza non rappresenta le istanze della classe lavoratrice o dei più deboli. Le uniche vere reazioni alle politiche abusate dal governo di turno, si hanno spontaneamente, dal popolo che scende in piazza e si organizza per disperazione. Dopo si, quando le piazze si riempiono allora vediamo i politici più “veloci”, correre in loro soccorso ma impocritamente, solo per opportunismo, perché poi nella realtà non faranno nulla per sostenere le istanze popolari. Ti voglio fare un esempio che ti inquadra bene il livello politico bulgaro. Il precedente governo, di centro sinistra, aveva come alleati tra gli altri due partiti: uno filoturco, l’altro Ataka, di estrema destra. Bene, questo partito filofascista aveva riempito le piazze bulgare di gazebo in cui esortava a firmare una petizione contro la Turchia affinché mai e poi mai si permettesse che entrasse nella comunità europea. Bene, lo stesso partito era al governo con ministri e sottosegretari insieme al partito filoturco… capisci in che controsenso si vive? E’ vero che noi confiniamo con la Turchia ed un rapporto privilegiato è giusto averlo ma, diamine, un minimo di coerenza… è come se in Italia Berlusconi si alleasse con Renzi… mah, forse non ho fatto un esempio pertinente visto come si stanno mettendo le cose in Italia! Scherzi a parte, se dobbiamo individuare una piccola forza che ha a cuore l’interesse della classe meno ambiente, dobbiamo necessariamente far riferimento al piccolo Partito comunista di Bulgaria, che vive ovviamente molte difficoltà visto che qui il comunismo è incostituzionale, proibito dalla legge. Anche questo è un effetto della gara che i politici hanno fatto per diventare campioni di anticomunismo… però, nonostante tutto, per la prima volta dopo tanti anni il segretario nazionale del partito comunista di Bulgaria è stato rieletto in Parlamento, alleato alla coalizione di centrosinistra. Non è un controsenso anche questo se vuoi? Il comunismo è “fuorilegge”, però è stato eletto in Parlamento il segetario nazionale del partito comunista… ecco il quadro della Bulgaria!

FranK Dobrin (Luigi Cavalli) e Gerad Depardieu discutono di una scena del film “ Mon cochon et moi”

D ) Qual è situazione per il Partito Comunista Bulgaro?

R) In parte ti ho risposto precedentemente. Il Partito comunista di Bulgaria è tornato, sebbene in coalizione e con un solo rappresentante, in Parlamento. E’ poco, certo, però è un inizio. Se posso aprire una parentesi, vorrei dire al nostro segretario, al segretario del PCI, di non sottovalutare l’ipotesi di compromessi temporali per tornare in Parlamento anche in Italia… ma ho fatto solo un inciso, non è questa la sede per parlarne ed auguro al compagno Alboresi tutto il meglio possibile. Tornando al partito comunista di Bulgaria, ti dico che non ha un’organizzazione capillare distribuita in tutto il Paese ma ha sedi solo nelle principali città. E’ piccolo, senza soldi, molto osteggiato e guardato con sospetto… però effettivamente comincia a suscitare una certa curiosità, un certo interesse. Perché alla fine, molti si stanno rendendo conto del grande male rappresentato da un capitalismo becero, irresponsabile, asservito ai grandi potentati finanziari che ha di fatto ulteriormente aggravato la situazione in Bulgaria. Insomma, grazie a quello che il PcdB sta proponendo, si prende sempre più coscienza che forse si stava meglio… quando si stava peggio! Certo, i bulgari hanno vissuto un comunismo rigido, a volte del tutto diverso dai principi fondativi, un comunismo burocratico, liberticida, involuto rispetto ad una meravigliosa idea di rivoluzione purtroppo assai spesso tradita. Per cui della diffidenza è naturale che ci sia. Però la voglia di uscire da quest’empasse che non offre null’altro che lacrime e sangue c’è e credo che se il Partito comunista di Bulgaria saprà offrire una piattaforma di idee innovative, pur rimanendo nel solco della propria storia, presto verrà nuovamente preso in considerazione e si dovrà fare i conti con lui. Se mi permetti vorrei fare un grande in bocca al lupo al segretario Alexander Paunov che insieme a pochi impavidi, audaci compagni, nonostante i rischi effettivi che in Bulgaria hanno corso e corrono ancora, hanno stoicamente mantenuto accesa la fiaccola di un’idea a cui tutti noi siamo legati, pur senza nostalgia.

D) Qual è, secondo il tuo sentire, il sentimento della popolazione, dei lavoratori, degli intellettuali in relazione all’entrata della Bulgaria nell’Unione Europea e nella NATO?

R) Sai, qui effettivamente i problemi sono altri, di politica più spicciola, quotidiana. Qui si lotta per unire il pranzo con la cena e la prospettiva paventata di un’Europa assistenzialista fa ancora breccia. Anche se a goderne i privilegi economici poi non è mai il popolo. Torno a dirti che la Bulgaria è il paese più corrotto d’Europa… infatti ha, negli anni passati, ricevuto tanti incentivi economici ma per la maggior parte sono finiti nelle tasche di pseudo imprenditori incapaci di creare occupazione, ricchezza se non la loro e quella dei loro sodali. Però la paura di rimanere soli ed esclusi dalle inevitabili spartizioni finanziarie europee spaventa e il paese continua a rimanere europeista convinto. Per quanto riguarda la Nato il discorso è un poco diverso: alle ultime elezioni, la candidata della coalizione di sinistra, sconfitta poi da quella di destra, sosteneva un rapporto meno dipendente rispetto alla politica Nato o filoamericana. Però ha perso le elezioni ed ha vinto una coalizione completamente asservita ai poteri forti, filoamericana e del tutto incapace di concepire una vera politica autonoma. Però la speranza è nel nuovo presidente della Repubblica, Rumen Radev, sostenuto dal partito socialista e che sostiene l’apertura verso il Presidente Putin, si è dichiarato contro l’embargo alla Russia e che cerca di mantenere la Bulgaria almeno su posizioni ambivalenti se non neutrali. Purtroppo però non ha potere esecutivo e può solo indicare una linea che non necessariamente sarò seguita. Gli intellettuali bulgari invece hanno una posizione critica nei confronti della Nato e pongono spesso la questione dell’autonomia, se non dell’uscita. Quello che interessa in Bulgaria, sono i rapporti di forza che non sembrano effettivamente ben rappresentati nella Nato. E’ vero che la Bulgaria è un piccolo e poco influente Paese, ma resta una entità autonoma, pensante, che non ama – almeno nella sua classe intellettuale – che siano sempre pochi ed i soliti a decidere per tutti gli altri.

D) Qual è il ricordo, tra la popolazione bulgara, del passato socialista della Bulgaria?

R) Questa è una bella domanda che per risponderti appropriatamente avrei bisogno di almeno sei ore! Però ti risparmio e cercherò di risponderti più sinteticamente possibile. Voglio iniziare dando una prima visione critica: il comunismo che hanno vissuto in Bulgaria, che all’epoca del Patto di Varsavia era considerata la quattordicesima provincia dell’Unione Sovietica tanto era allineata e fedele, non è stato oggettivamente quello che immaginiamo, quello in cui tutti noi crediamo e pensiamo. I bulgari hanno vissuto periodi di gande difficoltà, vuoi per la contingenza internazionale, vuoi per incapacità dei governanti locali. E le difficoltà si presentavano sotto forma di ristrettezze economiche, carestie alimentari, perché prima di soddisfare le esigenze della popolazione locale, bisognava servire la grande madre Russia. Così questo Paese, diventato una sorta di area dedicata all’industria metalmeccanica pesante, quando venivano meno gli aiuti dall’Unione Sovietica, viveva – come ho detto – momenti di grande difficoltà. Non sempre ovviamente e, ti devo aggiungere per onestà intellettuale, non come adesso! Si, perché se è vero che durante il regime comunista (qui lo chiamano ancora così), mancava la libertà, almeno intesa come la intendiamo noi in occidente, è anche vero che tutti potevano avere un’automobile assegnata, una casa di proprietà, magari per un periodo da condividere con altri inquilini ma anche quello era bello, era socialità. I ragazzi delle città andavano a turno nelle campagne a fare le raccolte dei prodotti di stagione e che poi in parte si dividevano portandoli alle loro famiglie. Tutti andavano in vacanza al mare o in montagna nelle colonie messe a diposizione dal Partito. Insomma, era una vita essenziale però tutti avevano il necessario da condividere con la propria famiglia. Oggi invece c’è tutto… auto di lusso, appartamenti favolosi, stabilimenti balneari che nulla hanno da invidiare a quelli della Costa Smeralda, stazioni sciistiche da sogno, però chi ci può andare? I ricchi, gli stranieri… ma i bulgari che guadagnano di media 350 euro al mese, restano a casa… sopravvivono aspettando la vecchiaia e la pensione da 100 euro al mese. Ora, mio suocero che è un uomo saggio, che dopo aver lavorato all’università come ricercatore in tempi comunisti, nella Bulgaria “libera” si è dovuto mettere a fare il magazziniere per 230 euro al mese e dopo quarant’ anni di lavoro, a sessantasei anni prende poco più di 100 euro al mese. Bene, lui dice una cosa che è lo specchio del fallimento della società capitalista: “E’ vero che ora ci sono tutti i prodotti occidentali, griffe di abbigliamento, negozi che strabordano di prodotti costosi e di pregio. Ma cosa importa vedere tutte queste cose se poi non puoi nemmeno comprarti delle ciliege perché con quello che guadagni puoi a malapena mangiare e pagare le bollette? Cos’è in fondo la libertà se poi non puoi fare nulla, non puoi permetterti nulla? Adesso la libertà è proporzionata a quanti soldi hai in tasca… prima molte cose non c’erano ma andavamo con la famiglia in vacanza, siamo riusciti ad avere due appartamenti, un’auto… oggi non potremo avere nulla! No, questo non vuol dire essere uomini liberi, vuol dire essere schiavi!” Capisci il senso delel sue parole? E questo sentimento di delusione comincia a diffondersi, a trovare sempre più consensi. Perché la libertà non può ridursi ad un mero principio economico, non deve essere un privilegio, ma deve essere costruita consapevolmente nel rispetto e nella condivisione con la comunità di cui fai parte. Allora si che ha senso raccontare quel comunismo che noi sognavamo e tornare a crederci. Perché nonostante gli inevitabili, gravissimi errori, ha provato a dare uno sbocco alla vita di ognuno, attraverso una prospettiva di società diversa, sebbene in continua evoluzione. E quando il Partito comunista bulgaro tentò di apportare alcune sostanziali riforme, purtroppo non ebbe più tempo, perché l’Unione Sovietica si dissolse. Oggi il sentimento delle persone, soprattutto dai cinquanta anni in su, comincia a rivolgersi verso quel periodo non solo con la nostalgia di chi ricorda un’età giovanile ormai passata, ma perché era un mondo in cui tutti avevano un lavoro, tutti avevano garanzie sufficienti per vivere dignitosamente ed ai giovani non davano sterili speranze. Perché ai giovani non si devono dare speranze, ma bisogna soddisfare il più possibile le loro aspettative. Quel “regime comunista”, seppe dare l’essenziale, quello che alla maggior parte dei bulgari oggi effettivamente manca. Non ebbe tempo per costruire i presupposti per il superfluo ma io sono convinto, come una sempre maggiore moltitudine di bulgari, che i tempi sono maturi per riproporre un’alternativa di società comunista, di donne ed uomini liberi ed uguali, anche facendo tesoro degli errori commessi in passato.

 

 

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