TESI 1

PERCHE’ COMUNISMO OGGI

C’E’ BISOGNO DELLE COMUNISTE E DEI COMUNISTI

  1. C’è bisogno di comunismo, c’è bisogno delle comuniste e dei comunisti, c’è bisogno di Partito Comunista. Cadute presto le promesse di benessere e democrazia della narrazione borghese del 1989, il capitalismo mostra, senza veli, il suo volto distruttivo. Un pugno di ricchi, che gestisce lo sfruttamento di enormi masse umane e dell’ambiente, è disposto – pur di non cedere, neppure parzialmente, potere e privilegi insopportabili – a provocare una guerra generalizzata e a correre il rischio di desertificare il pianeta. Per non rassegnarsi a queste prospettive terribili e per costruire il futuro è necessaria l’idea generale di un modo diverso di vivere e produrre. Il socialismo, cioè la proprietà e il controllo sociale dei mezzi di produzione, di scambio, d’informazione e delle risorse essenziali per la vita umana, è, per noi, un tema attuale e decisivo. Il comunismo come liberazione integrale e sviluppo onnilaterale delle donne e degli uomini, si conferma un obiettivo storico di cui si accumulano potenzialmente le condizioni materiali e intellettuali che il dominio capitalistico tende ad asservire ai propri meccanismi o a dissipare.
  1. La denuncia di una situazione insopportabile e di enormi pericoli, non ci impedisce di cogliere l’apertura di inediti spazi per riaprire la lotta per il socialismo. Potenzialità e rischi s’intrecciano. Gli ultimi anni hanno mostrato l’insostenibilità di un modello che pretendeva di essere addirittura l’approdo finale della storia dell’umanità. D’altro lato l’imperialismo statunitense, così come l’Unione Europea, trova grandi difficoltà cui risponde accentuando la tendenza alla guerra. Avanzano altri protagonisti sulla scena mondiale: la Cina, la Russia e gli altri paesi dei Brics. L’America Latina, pur sotto un violento attacco, mantiene il carattere di laboratorio di esperienze preziose del socialismo del XXI secolo. Dal Donbass alla Palestina forti lotte di resistenza dei popoli ostacolano i piani imperialistici. In molte aree del mondo i partiti comunisti svolgono un ruolo rilevante. Un mondo che, tra mille contraddizioni, tende a costruire un assetto multipolare è un contesto più favorevole allo sviluppo delle forze che lottano per un radicale cambiamento.
  1. Il marxismo ci offre gli strumenti indispensabili per comprendere questo mondo grande e terribile e per cercare di cambiarlo. Una nuova attenzione si diffonde verso l’opera straordinaria di Karl Marx, persino numerosi pensatori liberali devono oggi riconoscerne necessario lo studio per capire i meccanismi reali della crisi che attraversa il mondo. La lezione sull’imperialismo di Lenin ritorna a dare chiavi di lettura a eventi internazionali inattesi e imperscrutabili. La diffusione del pensiero di Gramsci – un fatto intellettuale di portata mondiale negli ultimi decenni- offre a una nuova leva d’intellettuali critici, non a caso particolarmente presenti nelle aree del mondo in ascesa, dall’America Latina all’India, il quadro concettuale per indagare l’articolazione tra materiale e immateriale, tra segni e significati, così decisiva nella nostra epoca. Rompendo con ogni subalternità è possibile, a partire da questo vitale patrimonio, avviare una nuova stagione del pensiero rivoluzionario che, senza reticenze e senza abiure, affronti i problemi storici e teorici aperti e rigeneri il pensiero e la pratica comunista.
  1. In Italia a un quarto di secolo dalla fine del Pci e considerata la radicale insufficienza delle esperienze che, in modo diverso, si sono richiamate a quella grande storia, è necessaria la ricostruzione di un Partito comunista che ne riprenda le migliori caratteristiche, ricollocandole nelle attuali condizioni italiane e internazionali. E’ un’esigenza che nasce dalla rimozione del conflitto di classe nel nostro Paese, dall’isolamento e dalla frammentarietà delle lotte, pur significative e generose, per la pace, contro lo smantellamento dei diritti sociali e della stessa Costituzione nata dalla Resistenza, dall’arretramento gravissimo che l’”assenza” dei comunisti ha provocato nel clima culturale e civile del paese.

DALLA COSTITUENTE AL PARTITO COMUNISTA

  1. A questa esigenza, consapevoli delle difficoltà e dei nostri limiti soggettivi, abbiamo cercato di dare una risposta con il percorso dell’associazione per la ricostruzione del Partito comunista, nel quadro ampio della sinistra di classe. E’ stato un percorso, pur non privo di aspri problemi, che ha suscitato un grande interesse e significative adesioni. Il Partito Comunista d’Italia ha aderito in quanto tale al progetto e così molti compagni e compagne che, su questa prospettiva, sono usciti dal Partito della Rifondazione Comunista. Numerose personalità, gruppi e circoli comunisti indipendenti hanno partecipato con convinzione e – fatto ancor più significativo – tanti compagni e tante compagne hanno ripreso, dopo anni, un impegno in prima persona. Questo dato soggettivo, oltre che la situazione storica e politica che in queste tesi cercheremo di analizzare, ci spinge a fare un altro e impegnativo passo: un congresso costituente di un nuovo partito Comunista a 90 anni dal congresso di Lione, autentica fonte dei caratteri straordinari del Partito Comunista Italiano. E’ per noi assolutamente chiaro che il processo di ricostruzione non si conclude con questa tappa ma è un percorso che richiederà tempo e pazienza, forza e intelligenza. Siamo però convinti che con quest’atto di soggettività politica non solo rispondiamo a esigenze reali ma ricollochiamo in una fase più avanzata la presenza dei comunisti e delle comuniste in Italia.
  1. Dal connubio tra sconfitte del mondo del lavoro degli ultimi 30 anni e mancata capacità dei comunisti e della sinistra di condizionare le nuove dinamiche dello sviluppo capitalistico, è nata una società più povera sotto il profilo economico e più arretrata culturalmente. Del resto, con una sinistra che ha ondeggiato tra estremismo radical e moderatismo subalterno, lontano dalle questioni di classe, non ci si poteva attendere un esito diverso. In questo contesto, le divisioni tra i comunisti non hanno fatto altro che indebolire i lavoratori, la classe, il “popolo della sinistra” che intendiamo rappresentare. Eppure, nel vivo della crisi strutturale capitalistica, non basta essere genericamente antiliberisti, anticapitalisti: è più che mai necessaria la presenza organizzata di un Partito comunista. Bisogna porsi il problema della ricostruzione di una coscienza di classe, che non nasce spontaneamente ma che presuppone la presenza operante di una teoria rivoluzionaria. La Costituente comunista che proponiamo deve dunque dar luogo a una forza politica che abbia basi teoriche, ma che sappia guardare al mondo dell’oggi e farsi prassi: un partito che dovrà porsi quale soggetto non settario, in grado di portare a sintesi le lotte tenendo presente l’interesse generale, di classe e non il particolare.
  1. Certo, non possiamo sperare di poter svolgere da soli un ruolo incisivo sul conflitto sociale: per questo, attorno ai comunisti vanno riunificate le forze della sinistra (politiche, sociali, associative, di movimento) al cui interno agire come l’elemento più dinamico e coerente. Dalla Costituente deve insomma nascere un Partito comunista organizzato, strutturato e autonomo che sappia convincere migliaia di giovani e meno giovani, che oggi vivono la loro marginalità sociale con frustrata rassegnazione, convinti che il capitalismo sia l’unico sistema possibile. La storia non è finita nell’89 e noi oggi ricominciamo a scriverla, avviando un percorso importante di ricomposizione dei comunisti, in controtendenza con la diaspora che ha caratterizzato gli ultimi decenni della loro storia. A partire dall’Assemblea congressuale costituente, sarà possibile ritrovarci e trovare nuove compagne e nuovi compagni. Sappiamo che i comunisti sono disaggregati, sparpagliati, ciascuno per sé, ma sono ancora tanti: il nostro obiettivo è riorganizzarli. La Costituente, il suo processo aperto, sarà lo strumento che ci aiuterà a cogliere questo obiettivo.

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