Il PCI contro la Monsanto, per un’agricoltura che rispetti salute, ambiente, diritti.

di Luca Cangemi

Il Pci partecipa al presidio indetto, per martedì 17 luglio, da tante associazioni di agricoltori, ambientali, sociali di fronte alla sede catanese di Confagricoltura, dove è prevista una provocatoria iniziativa della multinazionale Monsanto per promuovere un prodotto a base di glisofato.

Il glisofato è una sostanza ad elevata tossicità che ha un impatto devastante e non selettivo sugli ecosistemi, colpendo la biodiversità e la fauna (come denunciano in particolare gli apicoltori) e favorendo il dissesto idrogeologico e la desertificazione, minacce sempre più gravi per l’intero territorio siciliano. Inoltre la IARC, agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca sul cancro, ha classificato il glisofato come “certamente cancerogeno” per gli animali e altamente rischioso per gli uomini. Questo autorevole monito sia aggiunge ad altri studi, che rivelano una elevata correlazione dell’esposizione a questa sostanza con leucemie infantili e malattie neurodegenerative.

Il glisofato andrebbe bandito quindi e certamente non pubblicizzato!

Invece al Monsanto, con la miope subalternità di settori dell’imprenditoria agricola nazionale, rilancia questo veleno perché esso è strategico per i propri profitti e per imporre dovunque un modello di agricoltura di speculazione e di sfruttamento, che colpisce i diritti e la salute di chi lavora la terra e i diritti e la salute dei cittadini.

Non a caso l’uso del glisofato è intimamente connesso alla produzione di organismi geneticamente modificati (OGM) in una rincorsa mortifera (erbicidi più devastanti implicano modificazioni del DNA che rendano più resistenti le coltivazioni.) utile solo a grandi concentrazioni capitalistiche che si assicurano le chiavi tecnologiche della produzione agricola mondiale.

È proprio questo modello di agricoltura che bisogna battere, costruendo un grande fronte di lotta tra agricoltori, cittadini, forze ambientaliste e sindacali che affermi invece un’agricoltura rispettosa della salute e dei diritti sociali di chi lavora nel comparto e di tutti i cittadini.

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