Parte la campagna del PCI per una scuola pubblica, unita e giusta.

di Luca Cangemi, Segreteria nazionale Pci e Responsabile nazionale scuola 

 

La scuola statale italiana è di nuovo sotto attacco. Dimenticate rapidamente le promesse elettorali di abolizione della legge 107 (la renziana buona scuola), il governo si sta muovendo su binari del tutto omogenei agli indirizzi che ormai stanno devastando la scuola da oltre un decennio, piegandola ad una ideologia liberista che impone autoritarismo, subordinazione al sistema delle imprese, inasprimento delle differenze territoriali, archiviazione di ogni forma di gestione democratica e d’insegnamento libero e critico, livelli retributivi inaccettabili. L’esatto contrario di quanto prevede la Costituzione Repubblicana e di quanto sarebbe necessario al paese, al suo sviluppo civile, sociale ed anche economico.

È una linea che sotto l’alta regia dei “pensatoi” padronali che si occupano d’istruzione (Fondazione Agnelli, Fondazione per la scuola della Compagnia San Paolo, Associazione TreeLLe) è stata applicata dai governi della destra e del PD ed ha trovato nelle regioni amministrate dalla Lega, ed in particolare in Veneto e Lombardia, dei veri laboratori. Dal laboratorio lombardo all’”avanguardia” nel finanziamento alle scuole private, nell’alternanza scuola lavoro, nella sperimentazione dei licei di quattro anni, proviene Marco Bussetti, il burocrate oscuro e devoto che la Lega ha messo a presidiare il ministero dell’Istruzione, dell’università, della ricerca.

Bussetti ha, in una recente intervista, chiarito quello che è il suo mandato.

 Il primo punto è mantenere la scuola italiana in un regime di finanziamento strutturalmente inadeguato (il ministro ha detto testualmente: la scuola non ha bisogno di altri fondi!), ben esemplificato da quanto previsto per la scuola dalla legge di bilancio del 2019. Cioè niente che possa affrontare i problemi aperti (stabilizzazione degli organici di fatto, estensione del tempo pieno, sostegno…). Le risorse (non) destinate ai contratti pubblici, inoltre, sanciscono che nessuna risposta sarà data alla gravissima questione retributiva che riguarda le lavoratrici e i lavoratori della scuola.

Il secondo e decisivo obiettivo affidato a Bussetti è quello di accompagnare e favorire la fine del sistema scolastico nazionale. Altro non significa infatti che l’inserimento dell’istruzione nel pacchetto dell’”autonomia differenziata” (la definizione è tutto un programma) di cui è apripista la Regione Veneto, seguita dalla regione Lombardia ma anche da regioni governate dal PD. È un passaggio di enorme gravità, che rompe uno degli elementi decisivi dell’unità nazionale. Non solo si sancisce la fine dell’eguaglianza dei   cittadini riguardo ad un diritto fondamentale come quello all’istruzione ma si rompe l’unità culturale del paese, come grottescamente annuncia il festival dei programmi basati su tradizioni locali inventate. Inoltre si sferra un distruttivo attacco al contratto nazionale prefigurando un selvaggio sistema di gabbie salariali e un reclutamento separato. È il programma neoliberista della competizione spietata tra territori ed individui, della destrutturazione della coesione sociale, dell’eliminazione di ogni tutela per il lavoro. Se a questo aggiungiamo la proposta di legge, con cui un gruppo di autorevoli deputati leghisti vuole modificare l’articolo 33 della Costituzione togliendo la limitazione “senza oneri per lo stato” all’istituzione di scuole private, il drammatico quadro è completo.

È necessario avviare una vasta opera di informazione, denuncia e mobilitazione nel mondo della scuola, anche in connessione con le importanti iniziative studentesche che si stanno sviluppando. La campagna del PCI per una scuola pubblica, unita e giusta si propone di attraversare il paese, costruendo occasioni d’incontro e di lotta, dialogando con le tante donne e i tanti uomini del mondo dell’istruzione che non intendono rassegnarsi, sottolineando il carattere generale delle questioni della scuola.

Non potevamo che iniziare dal Veneto, oggi al centro dello scontro. L’importante iniziativa che terremo a Padova, ricca di contributi esterni, vuole lanciare un segnale da diffondere in tutto il paese.

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