di Edoardo Castellucci, Segreteria nazionale PCI e Responsabile Ambiente e Territorio
Il 23 marzo a Roma si compie un percorso, che ha portato una moltitudine di persone a battersi per il Clima e per l’Ambiente, e per dire NO alle Grandi Opere inutili, quelle opere che ci si ostina a definire una opportunità di sviluppo e di crescita ma che poi si rivelano una minaccia per la vita delle persone, per la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica.
Si tratta di una lotta per il nostro futuro e per quello delle generazioni che verranno, un futuro che in tanti abbiamo immaginato diverso e che invece ci è stato rubato dai nostri sogni e desideri. Ci è stato imposto da un sistema del profitto, quel sistema che ritroviamo nei gangli del potere politico tutti accomunati da un becero trasversalismo.
Una politica dello sviluppo che ci ha portato situazioni come l’ILVA di Taranto, dove si è calpestato ogni diritto ai cittadini alla salute e alla sicurezza e ha reso la città, come dice Caterina studentessa del Liceo Aristosseno “ … difficile da amare perché la sua bellezza è soffocata dal fumo delle grandi fabbriche che, presentate come opportunità, si sono rivelate una minaccia esistenziale che ha sottratto il futuro a centinaia di persone che avevano come me, come qualsiasi altra persona, tutto il diritto di vivere.”
Una politica dello sviluppo che ha cementificato il paese rendendolo fragile agli eventi naturali, che ha consumato il suolo più fertile per un abusivismo scellerato causa di disastri alla prima scossa di terremoto, che ha abbandonato la manutenzione delle infrastrutture esistenti per rincorrere sogni avveniristici di ponti, strade e ferrovie ad alta velocità.
C’è la necessità di invertire questo stato di cose, e bisogna farlo adesso.
Siamo ancora in tempo a fermare la catastrofe che attende le nostre generazioni future, per questo la lotta per il Clima impone anche un ripensamento delle politiche delle Grandi Opere inutili e dannose che rischiano di aggravare lo stato del territorio.
Un ripensamento che deve partire dallo stop delle grandi opere inutili e distruttive dell’ambiente e del territorio, come TAV, TAP e Rete Adriatica SNAM, le Grandi Navi a Venezia, il MOSE, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, contro pozzi di estrazione, gasdotti, trivelle e gassificatori, per garantire ai cittadini il mantenimento della salute come benessere psicofisico e sociale, e lavorando, insieme alla associazioni ambientaliste ed ai comitati di lotta territoriali, per la tutela dell’ambiente e del clima, la cura del territorio e di ogni parte delle città, la conversione ecologica delle attività produttive e della mobilità, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la qualità urbana diffusa, adoperandoci per una Riqualificazione e messa in sicurezza del territorio che porti:
- alla predisposizione di un Piano Nazionale di prevenzione, riassetto e salvaguardia del territorio e di messa in sicurezza dei centri storici e degli edifici pubblici;
- all’adozione di un Piano Nazionale per il Clima e l’Energia per una politica di decarbonizzazione del sistema economico e produttivo, perché si taglino i sussidi annuali (16 miliardi di euro) alle fonti fossili, perché le attività dell’ENI siano riconvertite verso fonti energetiche alternative e rinnovabili.
Pertanto a fronte di questi assunti il PCI aderisce e partecipa alla Marcia nazionale per il Clima che si terrà a Roma il 23 marzo 2019, ed invita compagne e compagni ad operarsi nelle vaie realtà territoriali per la partecipazione e la riuscita della manifestazione.