di Oreste Della Posta, Segretario PCI Lazio
Quando nel 1991 si cominciò a parlare di interporto, i progetti erano davvero faraonici ed era il periodo dove si poneva l’attenzione sull’intermodalità per rendere il trasporto più efficiente ed ecosostenibile.
Dopodiché, a distanza di trenta anni la Società Interporto Frosinone (SIF) è fallita. Restano un capannone di 3000 mq e 15 ettari di terreno. Doveva essere un sogno, invece si è rivelato un miraggio.
La sua ubicazione era prevista tra l’uscita del casello autostradale e la ferrovia a Frosinone, e prevedeva un’area integrata di 602.576 mq con raccordi ferroviari e strutture con magazzini e piazzali di stoccaggio delle
merci, una piattaforma per l’interscambio ferro-gomma al servizio di tutto il Centro Italia.
L’8 gennaio 1991 nasceva la SIF con la provincia di Frosinone principale azionista al 64%, il Comune di Frosinone con il 10,3%, il Comune di Ferentino 9,3% e la Camera di Commercio 9,8%. Il fallimento di questo progetto è da ricercarsi in alcuni fattori, tra i quali le vicende di Tangentopoli del 1991-95 nonché l’inefficente apparato burocratico statale, quest’ultimo incapace di dare una risposta ai problemi logistici come l’ assenza di un piano regolatore territoriale, l’indisponibilità di aree necessarie e, non ultimo, il ritrovamento di un sito archeologico risalente al Neolitico.
Possiamo affermare con estrema precisione che la Ciociaria ha perso una
grande occasione di crescita e sviluppo del proprio territorio, poiché un aumento del PIL dell’1% avrebbe determinato un incremento dell’ esigenza di trasporto almeno dell’1,5-2%, anche alla luce degli attuali volumi di vendita sul web. Un’altra storia simile è la questione legata alla mancata realizzazione dell’aeroporto civile di Frosinone, di cui non se n’è fatto nulla e che ha comportato l’ennesima occasione di sviluppo mancato in Ciociaria.
E’ evidente che al fine di costruire uno Stato moderno ed efficiente vadano
adottate politiche riformatrici che intervengano sull’apparato burocratico,
ponendo al centro la meritocrazia. E questa sarebbe una vera e propria
rivoluzione copernicana per l’Italia.