Articolo a cura della Federazione Regionale marchigiana del PCI
Discussa ad Ancona la proposta della Cina
La proposta di pace della Repubblica Popolare Cinese non va respinta frettolosamente – come ha fatto il presidente Usa Biden seguito a ruota dai servizievoli burocrati di Bruxelles – ma va conosciuta, discussa e sostenuta, in quanto anche pensata per poter affrontare non solo il conflitto ucraino ma anche le tante altre guerre che percorrono il pianeta.
È quanto emerso dal dibattito che si è tenuto sabato in Ancona ad iniziativa del PCI marchigiano con un pubblico numeroso attento e partecipe, che ha seguito con particolare interesse e calorosamente applaudito gli interventi principali di Francesco Maringiò, presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta e membro del Dipartimento Esteri del Partito, e di Emiliano Alessandroni, dottore di ricerca all’Università di Urbino.
I 12 punti della proposta della Cina, di cui è stato presentato e discusso il testo, vogliono indicare prima che la soluzione che dovrà essere concordata dalle parti, la direzione di marcia per impostare il negoziato. Una direzione rispondente a principi universali di pace e sicurezza internazionale in aderenza alla Carta delle Nazioni Unite. Lo scetticismo circa la pratica attuabilità è stato scosso dalla notizia del giorno sull’accordo raggiunto in Cina tra Iran e Arabia Saudita, paesi storicamente e per tante ragioni avversari, dove la parte saudita ha saputo fare a meno delle pressioni degli Stati Uniti e di Israele per una politica di ostilità infinita contro l’Iran.
Anche nel caso ucraino rispetto alla politica di guerra continua a cui spinge l’Occidente con l’invio di armamenti e finanziamenti senza limiti per ottenere la “sconfitta” della Russia anche a prezzo della distruzione dell’Ucraina viene da chiedersi se la più cauta reazione di Zelensky rispetto alla proposta cinese non sia indice quanto meno di esitazione e preoccupazione, se non di prime avvisaglie di possibili ripensamenti.
La manifestazione anconetana, recante fin dal titolo l’obiettivo “fermare la guerra”, e presieduta da Cesare Procaccini, del Comitato Centrale, è stata introdotta da Roberta Coletta, segretaria della Sezione dorica “Tina Modotti”, che ha ricordato le tante iniziative promosse e partecipate dal PCI con l’obiettivo prioritario del cessate il fuoco, stoppare l’escalation e l’invio di armi, spingere ad aprire il negoziato, cercando di aprire dei varchi in un’informazione propagandistica faziosa e falsificante. Vale per l’Italia quello che l’anziano filosofo e scienziato sociale Edgar Morin denuncia a proposito della Francia in un recente libro dal titolo Di guerra in guerra, citato nelle conclusioni dal segretario regionale Ruggero Giacomini: un agile ma denso testo dove l’anziano filosofo che viaggia per i 102 anni, scavalca gli ottusi e irresponsabili governanti europei, sforzandosi anche lui di delineare una soluzione ragionevole di compromesso, senza vincitori né vinti, consapevole che altrimenti si viaggia verso una guerra mondiale, che sarebbe sicuramente “peggio della precedente”.
Tra gli intervenuti nel dibattito, l’avvocato Fabio Amici, ha sollevato il problema delle “linee guida” emanate dalla protezione civile inviate ai comuni nell’ottobre scorso per informare la popolazione sul rischio delle “radiazioni nucleari”, lasciate nei cassetti invece di essere divulgate e concorrere auspicabilmente ad un sollevamento dell’opinione pubblica contro la guerra all’altezza del rischio che cresce se si continua follemente ad alimentare il conflitto e l’escalation verso la guerra nucleare. Un auspicio e un impegno che il PCI condivide pienamente.