LA BEATIFICAZIONE DEL DEFUNTO NAVALNY: ENNESIMA REVISIONE SU UNA RUSSIA CHE NON CONOSCIAMO

La notizia della morte di Alexey Navalny sta imperando in tutti i telegiornali, giornali e su ogni mezzo di diffusione in Italia, in Europa e nel mondo occidentale con la “naturale” esplosione di una nuova ondata di odio attraverso un’ennesima campagna russofoba. Una notizia sulla quale l’occhio di bue della propaganda ha rivolto il suo fascio di luce in maniera molto efficace rispetto all’intervista realizzata da Tucker Carlson a Vladimir Putin.

Ma chi era davvero Navalny?
Alexey Navalny è stato condannato a 3 anni di carcere per frode e appropriazione indebita. Ha truffato due società francesi tra cui l’azienda colosso dei cosmetici Yves Rocher per una cifra che raggiunge il mezzo milione di Euro.

La glorificazione dell’occidente è sempre stata una costante, che negli anni lo ha descritto come il “capo dell’opposizione a Putin” nonostante abbia collezionato sempre posizioni minoritarie nel paese, e nonostante a guidare l’opposizione principale nella Duma in Russia ci sia il Partito Comunista di Gennadij Andreevič Zjuganov.

Tutt’oggi considerato un perseguitato politico, il cui arresto è stato subito interpretato in tale chiave, legando la propria condizione non ai capi di imputazione, mai approfonditi dal nostro mainstream, ma a ragioni di coscienza, quello che poche ore fa è stato ribattezzato “il Mandela russo” non era solo uno dei tanti arricchiti dall’epoca eltsiniana, bensì uno dei massimi esponenti dell’universo neonazista russo, uno degli organizzatori della “Russian march”, una parata xenofoba di stampo neonazista con saluti romani, svastiche e croci celtiche in cui si celebrava il Terzo Reich nonchè un sostenitore del movimento anti-mmigrazione russo.

Una chirurgica operazione mediatica anti-russa lo ha prelevato dalla sua residenza all’estero dove viveva in ricchezza per riportarlo in Russia, mettendolo al servizio di un’operazione di sfida al potere del Cremlino che sicuramente ha trovato numerose simpatie nelle elite di Washington e Bruxelles.

Muore un soggetto sicuramente con più ombre che luci, non un martire.

Sulle cause dell’avvenimento una diplomazia seria, non guerrafondaia come ha dimostrato di essere quella europea e di molte forze politiche italiane, anche di finta sinistra, sarebbe molto più cauta.
Ma tant’è, va di moda il freak e queste miserie di ignoranza storico- culturale ci teniamo, per ora.

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