PCI Marche
Mercoledì 26 giugno, davanti alla ex caserma Villarey, rispondendo all’appello del PCI di Ancona, comunisti antifascisti e pacifisti si sono ritrovati numerosi per ricordare l’anniversario della Rivolta dei bersaglieri e del popolo di Ancona che nel giugno 1920 pose fine alla guerra di occupazione dell’Albania, assegnata in gran parte in “protettorato” all’Italia dagli accordi segreti di Londra del 1915 con cui il governo italiano aveva deciso di gettare il paese nella carneficina mondiale.
Il rifiuto militare di partire per Valona, con l’occupazione della caserma guidata da un giovane operaio bersagliere di Recanati, Monaldo Casagrande, e la mobilitazione popolare sviluppatasi in tutta Italia al grido “via da Valona!”, indussero il governo Giolitti a ritirare le truppe di occupazione, accordandosi col governo albanese e riconoscendo formalmente l’indipendenza dell’Albania.
All’iniziativa, introdotta da un intervento del compagno Ruggero Giacomini, storico di quegli avvenimenti, il quale ha sottolineato il valore e gli insegnamenti di quella lotta anche per oggi, sono intervenuti anche il preside della Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche; un rappresentante degli studenti che stanno presidiando la sede universitaria per protestare contro il genocidio a Gaza e richiedere l’interruzione della collaborazione con Università israeliane insediate nelle zone occupate; membri della famiglia Casagrande di Recanati, parenti diretti di Monaldo, dal nipote Antonio 88enne, al pronipote Emanuele, neo-laureato con una tesi sullo stesso Monaldo e la rivolta.
Da tutti è stata espressa piena solidarietà agli studenti in lotta e sostegno alla protesta contro la decisione del politecnico marchigiano di stipulare accordi con università israeliane, come l’Università di Ariel, che opera nel territorio occupato illegalmente da Israele in Cisgiordania.
Sul fatto storico è stato positivamente evidenziato come a Recanati lo scorso anno il Comune abbia voluto onorare il concittadino Monaldo Casagrande dedicandogli un piazzale. Mentre viceversa in Ancona non c’è ancora alcun segno che ricordi quegli avvenimenti, da oltre un secolo silenziati dal potere militarista e bellicista. Il PCI ha voluto sopperire a questa perdurante e grave mancanza collocando all’esterno delle mura un fac-simile di lapide, come contributo e stimolo a provvedere.