In memoria dei morti di Reggio Emilia

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“Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa, fuori a cantar con noi Bandiera Rossa” (Fausto Amodei)Il 7 luglio del 1960, a Reggio Emilia si teneva una manifestazione contro il governo Tambroni (appoggiato dai fascisti del MSI). La polizia sparò contro i manifestanti.Cinque furono i morti, assassinati dalla violenza ordinata da un governo di destra. Tutti iscritti al Partito Comunista Italiano.Si abbia memoria che Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli furono uccisi a freddo per soffocare nel sangue la giusta protesta dei lavoratori e dei democratici italiani.Il giorno seguente uno sciopero generale bloccò il paese. Oltre 150.000 cittadini parteciparono ai funerali dei 5 operai assassinati. In tutto il paese ci fu una massiccia mobilitazione in difesa della Repubblica e della Costituzione nate dalla Resistenza dimostrando una solidarietà di classe che oggi sembra impossibile. Dopo qualche giorno la fermezza e la determinazione popolare imposero le dimissioni al governo clerico-fascista di Tambroni.Nel 1960 a Reggio Emilia e nel resto d’Italia operai, contadini, studenti difesero, pagando col sangue il loro coraggio, i principi e i valori della Costituzione frutto della lotta partigiana e dei lavoratori che scioperarono nel ’43 e nel ’44 contro il regime fascista.

Oggi, anche se sono passati 64 anni, vogliamo ricordare chi è stato ucciso perché non vogliamo e non possiamo restare indifferenti di fronte all’attuale rigurgito fascista.Vogliamo avere memoria che, contro la violenza e l’arroganza della destra, il movimento dei lavoratori ha sempre lottato per ristabilire l’ordine democratico e per difendere e attuare i principi e i valori della Costituzione nata dalla Resistenza.

Siamo convinti che, oggi più che mai, non sia sufficiente difendere solo a parole la Costituzione del 1948, nata dalla Resistenza.

Oggi come nel 1960 si scenda in piazza uniti e determinati a lottare contro tutte le controriforme (dall’autonomia differenziata, al premierato, a quella sulla giustizia) che, di fatto, stravolgono in senso autoritario la democrazia stessa conquistata con la Resistenza e le grandi mobilitazioni del movimento dei lavoratori.

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