La rivolta dei lavoratori Samsung

La National Samsung Electronics Union (NSEU), l’organizzazione dei lavoratori dell’azienda simbolo della Corea del Sud, ha deciso di proclamare uno sciopero di 3 giorni (dall’8 al 10 luglio) in occasione dell’evento semestrale che l’azienda organizza per presentare i suoi nuovi dispositivi (l’ Unpacked 2024).

Le ragioni della mobilitazione sono l’ottenimento di maggiori giorni di ferie, interazione di un rapporto più paritetico tra vertici e sindacato e una maggiore trasparenza e chiarezza sui bonus aziendali.

Il sindacato guidato da Son Woo-mok conta decine di migliaia di iscritti e ha vissuto una rapida crescita sin dal 2020, cioè da quando Samsung ha scelto di impegnarsi per dismettere ogni azione che potesse scoraggiare l’organizzazione di un sindacato dei propri lavoratori.

Come ha affermato anche il vicepresidente di NSEU, Lee Hyun-kuk, nel corso di una diretta su Youtube, il fine della tre giorni di mobilitazione è quello di bloccare la produzione della società sudcoreana per far valere le proprie richieste.

Se diversi analisti di mercato sono scettici sull’effettiva riuscita della missione, considerando che la maggior parte dell’attività di Samsung si basa su processi completamente automatizzati: ad esempio, per il ricercatore senior del Korea Institute for Industrial Economics and Trade Kim Yang-Paeng, «la produzione di chip non può procedere con lavoratori sostitutivi» in caso di assenza prolungata dei responsabili «a causa della specificità e della competenza del lavoro».

Anche su questo aspetto il sindacato intende fare leva, dichiarandosi pronto a indire nuove astensioni dal lavoro se l’azienda non dovesse sedersi al tavolo e ascoltare le sue richieste.

Questa notizia a nostro parere non è solo sensazionale per il fatto che sta avvenendo uno sciopero in una delle aziende simbolo dell’ultracapitalismo mondiale (il primo in assoluto di questo tipo per la Samsung), ma soprattutto perché testimonia che anche in un paese semicoloniale da sempre afflitto da enormi squilibri sociali tra chi ha tutto e chi non ha niente come la Corea del Sud, la classe operaia si può organizzare e pretende i suoi diritti anche a costo di bloccare per giorni il mondo della telefonia mobile.

Questo sciopero deve essere un esempio per tutti i lavoratori, in primis per quelli del mondo dell’elettronica da sempre iper-sfruttati per cominciare a pretendere diritti e sicurezza sul lavoro.

#Corea #Samsung #lavoro #sciopero #diritti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *