Il tesoretto di INAIL

È sotto gli occhi di chi vuole vedere come i morti per infortunio nei luoghi di lavoro siano in costante e inesorabile crescita. Un massacro giornaliero che fa pensare a una vera e propria guerra. Secondo l’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli, infatti, dall’inizio dell’anno a oggi, le lavoratrici e i lavoratori morti nei luoghi di lavoro, senza considerare i decessi in itinere, sono più di 550 (nello stesso periodo del 2023 furono 466).

Di fronte a questa carneficina, si legge su Repubblica.it “Tesoro nascosto all’Inail: 3 miliardi inutilizzati. E gli infortuni crescono. L’istituto non assume ispettori e limita gli aiuti sulla sicurezza alle imprese. Ma registra un avanzo record fermo in Tesoreria e acquista anche Btp. La Corte dei Conti perplessa…” (articolo del 8 luglio 2024).

Oltre che essere perplessi bisognerebbe indignarsi e denunciare quanto sta accadendo. Da troppo tempo, a ogni strage che avviene sul lavoro, chi governa e siede nelle Istituzioni pronunciano frasi di circostanza, di dolore e costernazione (più o meno vere), promesse declinate al futuro che non arrivano mai … Questa notizia del “tesoretto” accantonato da INAIL dimostra che, nei fatti, non si fa nulla per evitare gli “omicidi sul lavoro”. Non si assumono nuovi ispettori, non si investe in formazione e prevenzione, non si attua una seria politica realistica che aumenti la sicurezza per chi lavora. In “compenso” si aumentano la precarietà, il cosiddetto lavoro povero, la fatica, i subappalti a cascata, i ricatti occupazionali, le svendite delle industrie a multinazionali straniere. E non si vogliono introdurre per legge il reato di omicidio sul lavoro e un salario minimo garantito. Di fatto, si fanno a pezzi i principi e i valori della Costituzione che dovrebbero garantire a tutti il diritto a un lavoro continuativo, sicuro, ben retribuito.

Non utilizzare miliardi per migliorare le condizioni di lavoro è qualcosa di inaudito che non può essere giustificabile. I soldi, a quanto pare, ci sarebbero ma non vengono utilizzati. Questa non sembra essere una lacuna o un errore  ma una precisa scelta. La stessa scelta che trova tanti miliardi (tolti per lo più alla sanità pubblica, all’istruzione, a uno sviluppo sostenibile ecc.) da spendere in forniture di armamenti che aumentano di giorno in giorno il pericolo di una guerra globale mentre lavoratrici e lavoratori sono costretti a una vita sempre più precaria e insicura.

È sempre più necessario lottare per riprenderci il futuro.

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