L’elezione di Von der Leyen in continuità con le scelte di guerra.

Un lungo applauso dei partiti cosiddetti “centristi” ha chiuso la votazione di oggi, 18 luglio, dove è stata rieletta Ursula von der Leyen. Ha vinto lei, volto di un’Europa che non si mette in discussione nella sua visione di guerra e di presunta superiorità morale contro ciò che definisce “autocrazie” senza minimamente considerare l’esistenza di altri interessi, visioni, culture che non siano “normalizzabili” nel sistema liberal-capitalista.

Ha vinto in maniera netta, ottenendo l’agognato bis alla testa della Commissione europea con 401 voti favorevoli (284 i contrari, 15 gli astenuti), 41 in più del quorum necessario, diciannove in più del 2019, quando però l’Eurocamera era composta da 751 membri, e ciò grazie ai tre partiti della maggioranza Ursula, Popolari, Socialisti e Liberali, ha vinto soprattutto anche grazie ai Verdi.

Se non fosse stato per l’azione del gruppo della Sinistra, che ha votato contro coerentemente, e ha provato a frenare la melassa della grande euroammucchiata contrapponendo qualche giorno fa come Presidente dell’europarlamento, contro la favorita e poi eletta Roberta Metsola, l’esponente del partito spagnolo Podemos Irene Monteiro, nessun altro gruppo politico sarebbe stato in grado di contrapporre una visione diversa di un’Europa caduta nella spirale di guerra e opportunismi incrociati.

Nemmeno i conservatori di Ecr a guida meloniana, che oggi votano contro Von der Leyen ma per mesi hanno ventilato trattative ed in ogni caso sostengono la strategia di guerra atlantista contro Russia e Cina, fatto pienamente dimostrato col voto favorevole alla guerrafondaia Metsola alla presidenza dell’europarlamento.

Un motivo in più per riflettere soprattutto da parte di chi nel campo cosiddetto democratico continua a farsi attrarre dalle considerazioni di un voto utile a fini di propaganda interna ma pienamente contraddittorio sulle scelte europee: che senso ha parlare di scuola, lavoro, sanità pubblica quando poi si continua a sostenere l’invio di armi sempre più letali è sempre più devastanti nella spirale della guerra ucraina? Che senso ha parlare di antifascismo senza mai e poi mai fare una minima autocritica su quello che è stata la politica aggressiva della NATO negli ultimi vent’anni nei paesi baltici, in Moldavia e appunto in Ucraina?

Da qui non si scappa e non si scapperà, dovessero servire altri anni ancora. Sempre che non diventi troppo tardi per le politiche e le sorti dei nostri stati europei schiacciati in un conflitto globale.

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