La prima indicazione che si trova entrando in un presidio sanitario pubblico è quella per la cassa ticket.
Il messaggio è chiaro: bisogna pagare.
Noi comunisti sosteniamo invece che pagare il ticket è ingiusto per una serie di ragioni.
In primo luogo si accede al Servizio sanitario non per un capriccio o una scelta personale, ma dopo una visita del medico di base o di uno specialista esente da conflitto di interessi e persona di fiducia del cittadino, che ha ritenuto, in scienza e coscienza, che quella persona deve svolgere degli approfondimenti diagnostici o specialistici.
Quindi, definito appropriatamente un bisogno sociosanitario, si tratta di dargli una risposta appropriata, le barriere non solo non servono, ma ritardano la presa in carico e con essa la risposta cui il cittadino ha diritto.
In secondo luogo pagare il ticket è ingiusto perché il cittadino ha già pagato, con le tasse, il diritto ad essere curato bene e presto dal Servizio Sanitario e gli amministratori della sanità pubblica sono pagati per garantirgli questo diritto. Infatti la legge istitutiva del SSN stabilisce che la sanità pubblica sia finanziata dalla fiscalità generale in modo progressivo: è giusto che chi ha di più paghi di più, così come e giusto che chi sta peggio in salute riceva tutte le cure di cui ha bisogno: è quello che tutti noi accettiamo che accada, per esempio con i malati oncologici, radioterapie e chemioterapie costano cifre piuttosto consistenti che la stragrande maggioranza della popolazione non si potrebbe permettere, eppure nessuna persona civile si sognerebbe di negare loro questo diritto.
Quindi quella indicazione che ci dice di recarci alla “cassa ticket” non ha senso né in una prospettiva di sanità pubblica né in base alla legge istitutiva del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Ancor meno senso ha la spiegazione per cui così “si modera” il consumo di beni sanitari, un vecchio e infondato luogo comune dell’ideologia neoliberista secondo cui l’uomo si comporta meglio quando è responsabilizzato dal farsi carico dei costi delle proprie scelte.
Quindi quel cartello va tolto, chiedendo un piccolo sforzo a chi ha di più per fare arrivare tramite la fiscalità generale i fondi (circa 3 mld di euro) per eliminare i tickets sanitari: a chi dice che i soldi non ci sono, facciamo notare che poco meno di 300.000 persone in Italia (lo 0,1% degli italiani più ricchi) possiedono una ricchezza tre volte superiore a quella dei 25 milioni di italiani più poveri. E le banche nel 2023 hanno fatto ben 28 miliardi di euro di profitti, ma non subiscono nessuna tassazione.
Insomma i soldi ci sono, ce ne sono tanti e come comunisti ci battiamo perché siano messi a disposizione dell’interesse generale e non utilizzati per politche di guerra e di controllo e repressione sociale.
E’ una battaglia di civiltà e di giustizia sociale quella che il PCI promuove con la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare che ha depositato in Cassazione il 24 giugno scorso per l’abolizione dei ticket sanitari.
Questi ticket sanitari servono, oltre che ad affermare il principio ideologico neoliberista che bisogna pagare tutto, a orientare verso i servizi sanitari privati una quota crescente della domanda di salute, facendola diventare una occasione di arricchimento per chi gestisce questi servizi privati, che altrimenti avrebbero ben pochi “clienti”.
La sanità pubblica è stata martoriata da incessanti e seriali manovre economiche ed organizzative che dal 1984, quando il governo Craxi stabilì che le spese sociali per i pazienti con problemi e salute mentale non facessero carico al SSN, si ripetono ogni anno con le leggi finanziarie imponendo lacci e laccioli al suo funzionamento, con il chiaro intento di favorire l’espansione dei servizi privati e di intaccare la qualità dei servizi pubblici, facendoli divenire sempre meno accessibili, sempre più scadenti e di bassa qualità, in modo da rendere “conveniente” per il cittadino rivolgersi al privato.
Una convenienza che costa ormai 700 € a testa all’anno, 700 euro che siamo costretti a pagare perché accedere al servizio pubblico è diventata una corsa ad ostacoli.
Iniziamo quindi a rimuovere questi ostacoli, sarà una battaglia lunga e difficile che sappiamo dovrà essere combattuta insieme a molte e molti.
Noi comunisti invitiamo le forze politiche, sindacali ed associative che condividono il principio di una sanità pubblica ad accesso universale e gratuito, di qualità e finanziata tramite la fiscalità generale ad unirsi a noi in questa battaglia e nelle altre che verranno, così come sta accadendo con la lotta contro l’autonomia differenziata , una lotta cui noi partecipiamo con tutte le nostre forze alla raccolta di firme referendaria perché non passi l’idea, del tutto anticostitiuzionale, che in Italia le regioni più ricche non siano solidali con quelle che sono meno ricche, in quanto la Costituzione stabilisce che lo Stato rimuove le barriere di ordine economico, sociale, culturale, geografico che impediscono il godimento dei diritti sociali fondamentali.
Lo Stato deve rimuovere queste barriere, non istituirle o promuoverle!
Questo rinvia ad una idea di Stato che è tutta da costruire, data la tendenza attuale dello Stato neoliberista a fare politiche di servizio al privato.
Noi comunisti ci battiamo per una moderna società socialista, per questo sosteniamo la necessità di una “alternativa di sistema” che caratterizza e qualifica la nostra proposta politica rispetto a quella delle forze politiche non comuniste. Certo la storia è maestra di vita e noi teniamo in gran conto l’esperienza e l’eredità delle lotte che i comunisti hanno promosso nel secolo scorso. Ma è anche innegabile che “tutto scorre”, che “non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua” e anche il modello sociale di società alternativa va costruito in accordo alle condizioni attuali di sviluppo sociale.
In questa prospettiva il PCI invita a sottoscrivere sia la legge di iniziativa popolare per l’abolizione dei tickets sanitari, che i quesiti referendari che chiedono l’abolizione totale della Legge Calderoli sulla autonomia differenziata.
No ai ticket sanitari: abbiamo già pagato!
Sottoscrivi nel tuo comune, presso i banchetti del Partito e con lo SPID e iniziamo insieme a cambiare in meglio questa società ingiusta.
Carlo Romagnoli
Responsabile Nazionale Dip PCI Welfare, salute, sanità e servizi sociali.
Link per la raccolta firme referendaria online sulla piattaforma ministeriale
Il PCI per l’abolizione dei ticket sanitari! – 2 luglio 2024