Mentre i proprietari degli stabilimenti balneari indicono uno sciopero in difesa dei propri enormi interessi, è paradossale che i veri protagonisti della protesta non siano i lavoratori e le lavoratrici del settore. Questi ultimi subiscono quotidianamente sfruttamento, contratti precari o inesistenti, e mancanza di diritti, lavorando ore interminabili per stipendi irrisori.
È stato dimostrato da indagini e controlli specifici che molti gestori degli stabilimenti balneari sono evasori fiscali e sfruttano il lavoro in maniera sistematica. Le concessioni balneari, ormai scadute da tempo, continuano a essere sostanzialmente regalate a chi le sfrutta per trarre profitti enormi, senza un adeguato ritorno per lo Stato e la collettività. I tanti esempi di gestori che pagano una cifra ridicola di qualche (poche) migliaia di euro all’anno per una concessione che genera ricavi significativi, sono emblematici di un sistema che non funziona.
Per risolvere questo problema, è necessario avviare una seria regolarizzazione delle concessioni balneari che preveda l’assegnazione tramite gare pubbliche trasparenti, con criteri che tengano conto non solo dell’offerta economica ma anche della sostenibilità ambientale e della qualità dei servizi offerti. Le concessioni dovrebbero avere una durata limitata, con la possibilità di revisione periodica per verificare il rispetto degli impegni presi. È altrettanto importante stabilire canoni di concessione che riflettano il reale valore economico delle aree costiere, evitando così situazioni in cui pochi privilegiati continuano a sfruttare risorse pubbliche molto redditizie a prezzi irrisori.
È ora di cambiare rotta: occorre una politica che metta al centro l’interesse pubblico, garantendo che i beni comuni come il mare e le spiagge siano accessibili a tutti i cittadini, e che i servizi offerti siano una risorsa per l’intera comunità. Fondamentale avviare una seria campagna contro l’evasione fiscale, con leggi appropriate che colpiscano duramente chi continua a sottrarsi ai doveri verso la collettività. È altresì prioritaria la lotta senza tregua contro lo sfruttamento e la precarietà del lavoro.
In questa ottica, il Partito Comunista Italiano è in campo e determinato a lottare per una politica che metta al centro i diritti dei cittadini e il rispetto dei beni pubblici.
Sono completamente in accordo. Vorrei che a livello nazionale con la stessa verve condannassimo l’invio delle armi ai filonazisti ucraini e che perorassimo l’uscita dalla NATO.