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La guerra tra Russia e Ucraina: cause e conseguenze
La guerra tra Russia e Ucraina è entrata in una nuova fase, il rischio del suo allargamento, sino a sfociare in un conflitto mondiale, è reale.
L’ipocrisia della scelta occidentale di inviare all’Ucraina grandi quantità di armi, sempre più sofisticate, addestrandone contemporaneamente i suoi militari all’uso, purché le stesse non colpissero il territorio russo, è svelata.
Esse, infatti, colpiscono la Russia provocando distruzione e morte.
Il ruolo dell’Occidente e della NATO nel conflitto
Gli USA e i loro alleati, la NATO, chiamati a esprimersi al riguardo, hanno finito, pur con qualche distinguo, con il sottolineare come ciò, unitamente all’invasione di una porzione del territorio russo, alla quale si assiste da alcuni giorni, sia parte del diritto alla difesa dell’Ucraina, funzionale a determinare le condizioni per una possibile pace.
In realtà si è di fronte a una escalation voluta, sostenuta.
L’obbiettivo non è mai stato e non è la pace (la guerra in atto si doveva e poteva evitare) bensì la sconfitta della Russia, risultato a oggi assai lontano, stante il fallimento delle diverse offensive ucraine e della politica delle sanzioni da tempo in atto, e il peso dei successi acquisiti sul campo dai russi.
Come denunciato da più parti, alla guerra per procura, condotta a oggi dall’Ucraina per conto della NATO, potrebbe presto sostituirsi il coinvolgimento diretto di quest’ultima, una scelta che spingerebbe l’intera umanità verso l’orlo del baratro.
La posta in gioco del conflitto in atto, come di quello che ha investito il Medio Oriente, è sempre più evidente: l’ordine internazionale.
L’assetto geopolitico affermatosi dopo la “guerra fredda”, infatti, è progressivamente messo in discussione, oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri Paesi (emblematica l’espansione dei cosiddetti BRICS) che insieme rappresentano la stragrande maggioranza dell’umanità.
Un insieme di Paesi che, pur assai diversi tra loro, propugnano un assetto multipolare, paritario (emblematica la rinuncia al dollaro in tante transazioni) di contro a quello unipolare a trazione USA, paesi che non assecondano la politica occidentale che tale assetto, invece, intende imporre a ogni costo, anche con la guerra.
La posizione del PCI e la necessità di un movimento per la pace
La situazione data non può essere sottovalutata: la propaganda bellicista impera, esponenti di diversi governi occidentali invitano ormai apertamente l’opinione pubblica a prepararsi a uno scontro dato come inevitabile, e chi propone una lettura diversa dalla narrazione offerta dal sistema massmediatico, largamente sempre più asservito ai poteri forti, è additato come “amico di Putin”. Noi, il PCI, non ci stiamo, ci battiamo da sempre contro le posizioni che alimentano il conflitto, contro la decisione di inviare sempre più armi all’Ucraina, contro le sanzioni in atto, per l’uscita dell’Italia dalla NATO.
Noi, il PCI, ci opponiamo al governo Meloni, che quella politica condivide e pratica appieno, in spregio all’articolo 11 della Costituzione, pur a fronte delle rilevanti negative ricadute finanziarie, economiche, sociali che porta con sé.
Noi, il PCI, insistiamo per la de-escalation, per il cessate il fuoco, perché prevalga la ricerca del dialogo, la negoziazione, affinché si affermi una soluzione politica del conflitto, necessaria e possibile assieme.
Attorno a tale obbiettivo è necessaria la massima unità possibile, serve rilanciare, in Europa e in Italia, un autentico movimento per la pace.
Con queste convinzioni, con queste posizioni, il PCI è e resta in campo.
Il tempo stringe: uniti, contro la guerra.
La Segreteria Nazionale del Partito Comunista Italiano