Due popoli due Stati – per il riconoscimento dello stato di Palestina – per la pace.

La drammaticità del bilancio dell’azione militare israeliana, che da oltre 10 mesi ha investito la Striscia di Gaza, è sotto gli occhi di tutti, e conferma che siamo di fronte ad una vera e propria indiscriminata carneficina, ad una catastrofe umanitaria di inaudita portata.

Ad oggi le ripetute richieste di cessate il fuoco, di tregua, avanzate da tante organizzazioni internazionali, dall’ONU, sono restate largamente inascoltate, si sono infrante contro il diritto di veto degli USA, contro l’ipocrisia di altri paesi, compreso il nostro, che non sono andati oltre parole di circostanza, l’astensione, schierandosi di fatto al fianco di Israele, che prosegue nella direzione intrapresa, evidenziando tutto il disprezzo della propria classe dirigente nei confronti dei palestinesi, rendendo possibile parlare di genocidio. Tutto ciò non è e non può essere giustificato con il diritto di Israele a difendersi. Siamo di fronte ad una palese violazione del diritto internazionale, a crimini contro l’umanità, e di ciò il governo di Tel Aviv, sempre più immerso in una deriva sionista, illiberale, fascista, come denunciato da tante parte della stessa opinione pubblica israeliana, deve essere chiamato a rispondere. A fronte di tutto ciò, com’era facile prevedere e come evidenziato dalla cronaca, l’allargamento del conflitto su scala regionale, che rinvia anche alla ridefinizione degli assetti geopolitici nell’area medio orientale e più in generale, è divenuto ben presto più di un rischio.

L’azione diplomatica dispiegatasi in questi giorni, sulla quale pesano anche le imminenti elezioni presidenziali statunitensi, dichiaratamente volta alla de-escalation, alla ricerca di una soluzione politica è sempre più forte. Tra gli attori chiave di tale azione diplomatica non figura nei fatti l’Unione Europea, e con essa il nostro Paese, a conferma, come già evidenziatosi in relazione al conflitto tra Russia ed Ucraina, della loro subalternità all’interno della rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense. E’ sempre più evidente che per dare una risposta adeguata alla drammatica situazione presente serve dire basta all’azione israeliana a Gaza, e soprattutto dare una risposta, necessaria e possibile, al problema di fondo, che è e resta quello dell’irrisolta questione palestinese, a ciò che essa porta con sé. Il conflitto in atto, infatti, non è iniziato lo scorso 7 Ottobre, ma perdura da 75 anni, ossia dall’affermazione dello stato di Israele sulla terra palestinese. Come abbiamo avuto modo di sottolineare a più riprese, è un dato di fatto che le delibere dell’ONU, relative alla necessità di affermare con l’esistenza dello Stato di Israele quello di Palestina, sono rimaste sulla carta.

E’ un dato oggettivo che a ciò ha fatto seguito una politica israeliana che ha ridotto il territorio antecedente la guerra del 1967 da riconoscere ai palestinesi, ne ha immiserito le condizioni, compresso la libertà, leso la dignità, in un crescendo che ha investito la Cisgiordania e segnatamente la Striscia di Gaza, e che nei giorni scorsi ha reso possibile azioni che hanno assunto i connotati di un vero e proprio pogrom. Siamo di fronte a precise responsabilità, che la parte più avvertita del popolo israeliano riconosce al suo Stato, segnatamente ai governi Netanyahu ed alle forze conservatrici e reazionarie che l’hanno sostenuto e lo sostengono, agli USA, che tali politiche hanno nel tempo coperto. E’ tale situazione che ha oggettivamente costituito, costituisce il terreno nel quale affondano le proprie radici le forze più estremiste, il terrorismo, quanti hanno interesse a mantenere, per molteplici ragioni, lo status quo. Per porre fine a ciò che accade, che si prospetta, non è quindi sufficiente limitarsi a sottolineare il diritto di Israele ad esistere, a difendersi, spendendo parole di circostanza circa quello della Palestina di potere fare altrettanto, serve passare dalle parole ai fatti ed è necessario che i diversi Paesi che ancora non l’hanno fatto, a partire dal nostro, riconoscano lo Stato Palestinese.

Ad oggi, in relazione a ciò e nonostante le difficili condizioni date, la soluzione dei “Due popoli, due Stati” resta la più adeguata. Come PCI siamo da tempo impegnati nella promozione e nel sostegno di iniziative volte a fermare la strage, a sostenere la resistenza del popolo palestinese, ad affermarne i diritti, per un assetto medio-orientale volto alla coesistenza pacifica tra i diversi Paesi e i popoli che ne fanno parte.In tale direzione, ricercando la massima unità possibile, confermiamo il nostro impegno.

La Segreteria Nazionale del PCI

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