Crisi Lavorativa: la drammatica situazione dei Lavoratori Italiani – 2024

Le notizie che arrivano dal fronte del lavoro (sì, quella alla quale stiamo assistendo è una vera e propria guerra) sono sempre peggiori.

E non soltanto perché sul lavoro ci si ammala, ci si infortuna e si muore sempre di più a causa delle condizioni sempre più precarie ma anche per tutto il resto. Chi lavora è considerato una vittima sacrificabile, una “cosa”, uno strumento di scarso valore e alto costo sostituibile con qualcosa di più conveniente… Non più persona con la propria dignità e con i propri diritti sanciti dalla Costituzione.

Così succede, alla fine di un torrido agosto, che si intensifica l’attacco contro lavoratrici e lavoratori.

I morti per infortunio nei luoghi di lavoro sono ormai 686 dall’inizio dell’anno che diventano 924 con i decessi in itinere (fonte Osservatorio Nazionale morti sul lavoro) e ci sono anche tanti, troppi, decessi dovuti a malori improvvisi mentre si lavora, vuoi per fatica, vuoi per il caldo, vuoi per le condizioni di stress e competizione nelle quali si è costretti a lavorare. È una strage che continua ad aumentare nella sostanziale indifferenza di chi dovrebbe agire e informare. Nel frattempo, però, entrano in vigore leggi che costringono di avvertire preventivamente (con un preavviso di almeno 10 giorni) le aziende che saranno soggette a ispezione. E nel settore edile, viene introdotto l’ignobile sistema a “punti/crediti” da scalare a quelli attribuiti nella “patente” in caso di infortunio mortale o meno e in di caso di irregolarità amministrative.

Si ritorna dalle ferie e, subito, si resta o si entra in cassa integrazione. Succede, tra gli altri, negli stabilimenti italiani della Stellantis (da Pomigliano ad Atessa, da Raiano a Mirafiori che resta chiuso fino a ottobre … e dopo si vedrà) e all’Iveco di Brescia. Oppure si riceve la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione (in pratica il licenziamento) con un messaggio su WhatsApp come è successo in questi giorni ai lavoratori della Yokohama di Tivoli.

Per quanto riguarda il sistema pensionistico si prospettano, per lavoratrici e lavoratori, condizioni ancor più sfavorevoli. Le notizie che trapelano fanno capire che ci sarà, di fatto, un aumento dell’età pensionabile (specialmente per le pensioni anticipate), il passaggio al sistema contributivo con la conseguente diminuzione dell’assegno che i nuovi pensionati riceveranno, il taglio dell’indicizzazione all’inflazione, il trasferimento automatico (si parla di obbligo o di silenzio-assenso) di una quota del TFR maturato (si ipotizza il 25%) in un fondo pensione.

E se i pochi miliardari italiani posseggono ricchezze personali che ammontano complessivamente a svariate centinaia di miliardi è diventata una bestemmia anche solo parlare di patrimoniale. Un vero e proprio controsenso.

Per non parlare della produzione industriale che, da giugno 2023 a giugno 2024, ha visto un calo di fatturato del 3,7% (fonte ISTAT). Un costante declino del quale si prende atto senza prospettare vere soluzioni.

Così si procede colpendo chi vive del proprio lavoro, rendendolo sempre più povero e ricattabile. Il tutto aggravato dall’assenza di un piano per rilanciare lo sviluppo industriale del paese e dalla decisione di privatizzare ogni cosa, servizi pubblici e settori strategici compresi. Nella testa di chi governa esiste solo l’idea, per “lorsignori” incrollabile, che i soldi si devono prendere da chi lavora e non da chi li ha.

È una vera e propria guerra che vede aggressori (gli sfruttatori) e aggrediti (gli sfruttati). Una guerra nella quale gli aggrediti sono spesso soli, divisi, rassegnati, completamente assorbiti in quel pensiero unico che ha fatto a pezzi i principi e i valori della Costituzione sostituendo la solidarietà con l’individualismo così da far credere a chi lavora che il nemico è chi gli è a fianco, magari perché proviene da una terra lontana, perché ha “la pelle di un altro colore” o crede in un dio diverso.

Da tempo si è perso coscienza che esistono sfruttati e sfruttatori. Troppo spesso si pensa che gli sfruttatori siano benefattori e, di fronte a loro, si debba chinare la testa in senso di rispetto. Altrettanto spesso si considerano gli sfruttati come nemici perché ci si sente più importanti di loro anche se, nella realtà, si è nient’altro che cose nelle mani degli sfruttatori.

E allora, come dice la nostra Costituzione, uniamoci in una “nazione degli sfruttati” che non ha confini geografici, senza fare “distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e ricominciamo a lottare per lavorare meglio, meno, giustamente retribuiti e in piena sicurezza.

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