Carlo Soricelli riporta, sul sito dell’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro, la situazione dei primi 8 mesi del 2024: “Il mese (di agosto) si conclude con 77 morti sui luoghi di lavoro che diventano più di 100 con i morti in itinere, tanti in moto. Questo mese le categorie con più morti sono sempre le stesse: agricoltura, autotrasporto e edilizia, sono stati 26 di questi 16 gli schiacciati dal trattore in agosto. 7 gli autotrasportatori e 7 gli edili. Dall’inizio dell’anno siamo a 937 morti complessivi con itinere a altre categorie che lavorano sulle strade come gli agenti di commercio, di questi 698 sui luoghi di Lavoro. Sono 280 gli ultrasessantenni che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, il 32,5% sotto i sessant’anni sono stranieri. Con le comunità di romeni, albanesi e marocchini con più morti.”
Rispetto ai 626 morti registrati dall’Osservatorio nei primi 8 mesi dell’anno scorso, l’aumento è di 72 morti pari al +11,5%.
Una situazione drammatica, ben diversa rispetto a quanto diffuso dalle fonti ufficiali governative e dalla grande informazione che si basano sui dati che tengono conto solo delle denunce a INAIL.
Nel primo articolo della Costituzione si legge: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” e si intendeva il lavoro come riscatto e crescita di ogni persona. Oggi la realtà è tutt’altro. Il termine “lavoro” è trasformato, nei fatti, in “impresa”. Non c’è nessuna democrazia solo profitto individuale e guadagno privato, non certo collettivo e sociale.
Morti sul lavoro, infortuni, malattie professionali, precarietà, bassi salari, ricatti occupazionali … solo di fronte a questa mancanza di diritti, lavoratrici e lavoratori (il vero motore del Paese) sono uguali “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione).
Bisogna prendere coscienza che il sistema nel quale viviamo è spaventoso e che deve essere trasformato dalle radici.
Lavorare meglio, meno, in sicurezza e giustamente retribuiti, in una parola “vivere”, non può restare un’utopia ma deve diventare realtà. Dipende da ognuno di noi.
Dobbiamo ribellarci, informare e lottare. Carlo Soricelli, con la sua determinazione, ce lo sta dimostrando ogni giorno.