Un colpo di spugna: l’archiviazione della strage alla Marlane

Il Gip di Paola (CS), ha disposto l’archiviazione del procedimento denominato Marlane Bis. Finisce, così, nel nulla una delle più grandi stragi di lavoratrici e lavoratori. Una storia dimenticata e nascosta che ha visto poche persone non restare indifferenti mantenendo la schiena diritta e gli occhi aperti.

Praticamente, nelle motivazioni della sentenza, si afferma che non si può dimostrare con certezza nessun nesso causale tra lavoratori e tumori. È passato troppo tempo, si capisce, ed è impossibile ricostruire nel tempo e nello spazio le condotte di lavoro. Mancano dati storici e tecnici.

Eppure i morti ci sono.

Alla Marlane di Praia a Mare (di proprietà, negli ultimi anni della sua esistenza, della Marzotto) è bene ricordare che sono morte oltre 100 persone. Lavoratrici e lavoratori che operavano in condizioni oggettivamente difficili tra fumi che si respiravano e sostanze che si manipolavano, con mancanza di sicurezza, indifferenza dei padroni e della “grande informazione”, in quel silenzio soffocante che avvolge queste tragedie del lavoro e trasforma qualsiasi abominio in qualcosa di accettabile e di normale.

Con questa archiviazione è stata messa una pietra tombale su una delle tante stragi del lavoro e che ci vorrebbero imporre di subire come se niente fosse.

Con la decisione del Gip di Paola, i morti della Marlane continuano a morire, senza trovare né pace né giustizia. Come spesso accade non esiste nessun responsabile, nessuna ha colpe. Morire sul lavoro e del lavoro è una fatalità, un evento imprevedibile.

Noi comunisti facciamo nostre le parole che ci ha scritto Teresa, figlia di uno dei morti della Marlane: “Per loro è arrivata la parola fine. Non per me che indosso il dolore e il lutto ogni giorno”.

Noi non possiamo dimenticare né rivolgere lo sguardo altrove facendo finta di niente. Dobbiamo continuare la lotta perché si affermi il diritto inalienabile a un lavoro migliore e sicuro e perché non possano più accadere impunemente ingiustizie come quella subita, alla Marlane di Praia a Mare, dalle lavoratrici, dai lavoratori e dai loro familiari.

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