Rilevante è l’attenzione posta da più parti alla manifestazione “contro il genocidio del popolo palestinese, per la Palestina libera, per difendere, praticandolo, il diritto a manifestare” tenutasi a Roma nella scorsa giornata di sabato, soprattutto in ragione degli scontri registratisi nella fase finale della stessa tra una ristretta frangia di manifestanti e le forze dell’ordine.
Il Partito Comunista Italiano, che a tale manifestazione ha aderito, e che parteciperà a quelle che seguiranno, a partire da quella indetta per il prossimo 12 ottobre, insiste nell’invitare a “guardare alla luna e non al dito”.
Ciò stigmatizzando quanto accaduto, prodotto della provocazione di infiltrati, nella consapevolezza che ciò ha finito con l’offuscare le ragioni profonde di tale mobilitazione.
Qui si pone la questione relativa all’intervenuto divieto di manifestare da parte delle autorità preposte, il motivo dalle stesse addotto, una scelta, la loro, che contravviene il dettato costituzionale, che non trova ragioni, in quanto la libertà di manifestare non può riguardare le motivazioni dello scendere in piazza, bensì il modo con cui lo si fa.
Inevitabile ricondurre ciò ad un approccio, ad una deriva autoritaria della quale è parte il disegno di legge 1660 recentemente approvato dalla maggioranza alla Camera dei Deputati, contro il quale il PCI è mobilitato.
La sostanza della manifestazione è inequivocabile.
Serve dire basta all’azione israeliana a Gaza, dare una risposta al problema di fondo rappresentato dall’irrisolta questione palestinese, a ciò che essa porta con sé.
Il conflitto in atto, infatti, non è iniziato lo scorso 7 ottobre, ma perdura da 75 anni, ossia
dall’affermazione dello stato di Israele sulla terra palestinese.
E’ tale situazione che ha oggettivamente costituito, costituisce il terreno nel quale affondano le proprie radici le forze più estremiste, il terrorismo, quanti hanno interesse a mantenere, per molteplici ragioni, lo status quo.
Le delibere dell’ONU relative alla necessità di affermare con l’esistenza dello Stato di Israele quello di Palestina sono rimaste sulla carta, limitarsi a sottolineare il diritto di Israele ad esistere, a difendersi, spendendo parole di circostanza circa quello della Palestina di potere fare altrettanto, non è sufficiente, serve passare dalle parole ai fatti ed è necessario che i diversi Paesi che ancora non l’hanno fatto, a partire dal nostro, riconoscano lo Stato Palestinese.
Ad oggi, in relazione a ciò e nonostante le difficili condizioni date, la soluzione dei “Due popoli, due Stati” resta la più adeguata.
Occorre prendere atto che il medio oriente è in fiamme, che il paventato allargamento dello scontro a livello regionale è divenuto realtà, che il rischio del precipitare della situazione è tutt’altro che remoto.
L’azione militare israeliana, che da un anno ha investito la Striscia di Gaza, è ora rivolta anche al Libano (già si contano migliaia di vittime civili) e sulla scia di ritorsioni su ritorsioni, conseguenti ad atti che contravvengono al rispetto del diritto internazionale, che si connotano come terrorismo di stato, minaccia di evolvere in uno scontro diretto con l’Iran, di dare il la ad un effetto domino che ha sullo sfondo la terza guerra mondiale.
Ad oggi le richieste di cessate il fuoco, di tregua, avanzate da tante organizzazioni internazionali, dall’ONU, restano inascoltate, si scontrano con il diritto di veto degli USA, contro l’ipocrisia loro e di altri paesi, compreso il nostro, che profondono parole di circostanza, si astengono, schierandosi di fatto al fianco di Israele che prosegue nella direzione intrapresa.
Serve una soluzione politica e per questa una forte azione diplomatica, che ad oggi non vede impegnata l’Unione Europea, e con essa il nostro Paese, a conferma, come già evidenziatosi in relazione al conflitto tra Russia ed Ucraina, della loro subalternità all’interno della rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense.
Manifestare affinché si fermi tale deriva, perché prevalga la pace, è un dovere prima ancora che un diritto, e per ciò il PCI è e resta in campo.
Roma, 8 ottobre 2024 La segreteria nazionale
