Nella cerimonia di consegna delle “Stelle al Merito del Lavoro” per l’anno 2024, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato: “La Stella rappresenta un riconoscimento, un segno importante. Costituisce inoltre un pegno che invita istituzioni e società a rendere il lavoro sicuro, contrastando le morti e gli infortuni. Una piaga intollerabile, ancor più nel tempo dei più grandi progressi tecnologici e dei più grandi avanzamenti della conoscenza, che la storia dell’uomo abbia mai conosciuto. La vita delle persone vale immensamente più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo. (…) La centralità del lavoro presuppone la centralità della persona umana. Della dignità della persona il lavoro è, indubbiamente, un caposaldo. Il lavoro è condizione di indipendenza, economica e non soltanto. È una leva per accrescere i diritti, individuali e collettivi. (…) Il lavoro è stato il motore principale dello sviluppo del Paese e della crescita umana, civile, sociale, culturale che ha consentito una diffusa emancipazione da condizioni di povertà e subalternità. Con il lavoro, con l’apporto decisivo delle organizzazioni dei lavoratori, si è costruito il welfare italiano, elemento basilare dei diritti di cittadinanza.” E, inoltre, ha spiegato che esistono “sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontario, e da precarietà. Si tratta di un elemento di preoccupante lacerazione della coesione sociale. È la condizione che riguarda anche molti immigrati, sovente esposti a uno sfruttamento spietato, inconciliabile con la nostra civiltà.” (fonte del virgolettato ansa.it)
Parole ineccepibili, che evidenziano una situazione drammatica, la stessa situazione che denunciamo da tempo, ma restano parole se si pensa come le leggi approvate hanno, di fatto, aggravato quella situazione.
Si pensi alla legge che ha liberalizzato appalti e subappalti a cascata (e a quante vittime lavoravano in subappalto), a quella che prevede che le ispezioni per la sicurezza debbano avvenire dopo un preavviso di almeno 10 giorni o a quelle norme che, di fatto, permettono e spesso favoriscono precarietà, bassi salari, l’aumento del tempo di lavoro.
Eh, sì, le parole sono semplici da pronunciare e i concetti esplicitati dal Presidente Mattarella sono assolutamente da incorniciare ma se restano là, appese nel vuoto, se si controfirmano tali leggi che producono effetti che le smentiscono nei fatti, se non si individuano le responsabilità e non si trovano le soluzioni, restano, appunto, parole inutili, prive di senso. Una “strana” dichiarazione di impotenza e fallimento.
Per inciso, da quanto emerge nel rapporto sulla povertà diffuso da ISTAT, nel 2023 ci sono in Italia, quasi di 5,7 milioni di persone in povertà assoluta pari al 9,7% sul totale dei residenti e la quota di famiglie di operai, o assimilati, in “povertà assoluta” è aumentata dal 14,7% del 2022 al 16,5%.
PCI Dipartimento Lavoro