Sabato 9 novembre si è svolta a Bologna un’iniziativa nazionale del Partito Comunista Italiano di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana, dal titolo: “Il PCI con il popolo e il Governo del Venezuela contro i colpi di Stato”.
L’Ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Maria Elena Uzzo, è intervenuta con precisione e dati di fatto inoppugnabili sulla campagna interna e internazionale in corso per delegittimare e abbattere il Governo e la Rivoluzione, soffermandosi sull’operazione di sabotaggio del processo elettorale presidenziale del luglio scorso, che ha visto la legittima riconferma del Presidente della Repubblica in carica, Nicolas Maduro Moros.
Secondo gli osservatori internazionali provenienti da 107 paesi il meccanismo elettorale venezuelano si è dimostrato ancora una volta uno tra i più affidabili al mondo per trasparenza e impermeabilità ad ogni tentativo di frode.
Da quando, nel 1998, Hugo Chavez Frias vinse per la prima volta le Elezioni Presidenziali dando inizio al processo rivoluzionario bolivariano, i cittadini del Venezuela sono stati chiamati alle urne in innumerevoli occasioni per Elezioni Presidenziali, Parlamentari, locali, costituenti e referendarie. L’opposizione ha sempre gridato alla frode tranne le uniche due volte in cui ha vinto (in un’elezione parlamentare e nel referendum che proponeva la trasformazione del Venezuela in Repubblica Bolivariana Socialista).
Dopo la sconfitta in 48 ore del golpe di destra, confindustriale e delle gerarchie ecclesiastiche reazionarie nel 2002 (i cui promotori abolirono la Costituzione e presero in ostaggio Chavez) in tutte o quasi le scadenze elettorali gruppi organizzati di vandali e terroristi hanno tentato di rovesciare il legittimo governo bolivariano, praticando anche devastazioni ed assassinii. I morti sono sempre stati dalla parte dei sostenitori della Rivoluzione Bolivariana.




L’alleanza civico-militare tra masse popolari organizzate e forze armate e di sicurezza bolivariane ha costituito nei venticinque anni di potere rivoluzionario una diga insormontabile contro la restaurazione di un regime antipopolare e dipendente dai voleri degli USA.
Questa diga è stata eretta anche nei giorni e settimane successive alle Elezioni contro il tentativo di colpo di Stato messo in atto. Il complotto interno e internazionale a guida statunitense e sostenuto politicamente da alcuni governi latinoamericani, è partito dall’hackeraggio del sistema informatico elettorale, che ha ostacolato la proclamazione dei dati definitivi. Ciò è servito ai golpisti per spargere ad arte la voce di una frode elettorale in corso.
Centinaia di provocatori, venezuelani e provenienti dall’estero, hanno innescato proteste violente e devastazioni.
Un tentativo di attentato ad una centrale elettrica ed uno alla vita del Presidente Maduro sono stati sventati e centinaia di vandali e provocatori arrestati.
Il popolo organizzato è sceso in Piazza a Caracas in una grande manifestazione in difesa della vittoria elettorale e della continuità della rivoluzione bolivariana.
I tentativi di sedizione sono ancora in corso e la mobilitazione per sconfiggerli continua.
Ma nonostante ciò, ha sottolineato la compagna Maria Elena, la situazione economica del Venezuela è in costante miglioramento e la popolazione sta progressivamente riconquistando una situazione di tranquillità, dopo gli anni del boicottaggio economico da parte di imprenditori e commercianti legati all’opposizione di estrema destra, oltre che internazionale.
Ha poi aggiunto, rispetto al risultato delle ultime Elezioni Presidenziali negli USA, che la Rivoluzione Bolivariana ha già affrontato e superato vittoriosamente i quattro anni del precedente mandato di Donald Trump e che non ci sono da aspettarsi grossi cambiamenti rispetto alla politica dell’Amministrazione Biden. In ogni caso il governo e il popolo venezuelani dispongono della calma e determinazione necessari per affrontare qualsiasi situazione.
Sandro Scardigli, del Dipartimento Esteri del PCI, dopo aver esposto i punti salienti della situazione che il processo rivoluzionario venezuelano si trova ad affrontare, si è soffermato sul contesto latinoamericano, sulle caratteristiche e differente grado di radicalità dei governi progressisti in Sudamerica e sul veto del Brasile all’ingresso nei BRICS del Venezuela.
La politica estera del Governo Bolivariano, ha affermato il compagno Scardigli, è un tassello importantissimo della partita mondiale, guidata dalla Cina Popolare, per la creazione di un nuovo equilibrio multipolare che ponga fine alla supremazia imperiale degli USA e democratizzi i rapporti fra le nazioni ed i popoli, condizione imprescindibile di una pace mondiale che può essere fondata soltanto sulla giustizia.
Il veto brasiliano all’ingresso del Venezuela nei BRICS suscita delusione e interrogativi sulla politica estera del Brasile e su quanto Lula possa essere condizionato da quella parte della sua alleanza orientata in senso centrista se non conservatore e in parte a suo tempo coinvolta anche nel golpe parlamentare che portò alla destituzione della Presidente Dilma Rousseff, anche lei del PT.
La decisione clamorosa del Brasile di opporsi all’ingresso del Venezuela nei BRICS ha sollevato una tempesta diplomatica. L’evento si è verificato a Kazan, in Russia, per l’occasione del XVI vertice del blocco multipolare e ha visto il Brasile rifiutare la richiesta venezuelana di adesione al gruppo.
Le differenziazioni esistenti fra alcuni governi di sinistra e progressisti latinoamericani rispetto al giudizio sulle ultime Elezioni in Venezuela sono non soltanto rivelatrici del grado diverso di radicalità sociale e antimperialista di questi governi, ma rischiano di prestare il fianco a un tentativo di divisione fra sinistra “buona” e sinistra “cattiva” da parte statunitense e UE. Del Brasile abbiamo parlato; ma soprattutto il Cile di Gabriel Boric, sostenuto da una coalizione di sinistra (comprensiva di tre ministri comunisti, in disaccordo su questo col governo) e di centrosinistra, conduce una politica estera che si distingue per i suoi sistematici attacchi al Venezuela bolivariano e al Nicaragua guidato dal FSLN di Daniel Ortega.
La Colombia di Gustavo Petro, seppure in modo più sfumato, non si è sottratta dal partecipare a questi attacchi. E anche lì esiste il problema che Petro, per ottenere una maggioranza parlamentare, si è dovuto appoggiare anche su settori liberali e conservatori.
Vedremo quale sarà la politica latinoamericana di Donald Trump. Nel mandato precedente la sua Amministrazione si è distinta per una maggiore virulenza golpista rispetto ai democratici, che perseguono gli stessi scopi imperialisti ma in maniera più velata.
Il problema dell’ingerenza imperialista degli Stati Uniti in America Latina è evidente e persistente. Da decenni assistiamo alla subdola strategia dell’imperialismo americano che mira a destabilizzare i governi, soprattutto in America Latina, attraverso campagne di delegittimazione, ostruzionismo parlamentare e golpe militari mascherati da azioni giudiziarie. Situazioni che abbiamo visto verificarsi sistematicamente nei vari paesi del Sud America; basti guardare, per citarne alcuni, Perù, Venezuela, Cuba così come in Ecuador con le accuse all’ex Presidente Correa e il vero e proprio rapimento dell’ex Vice Presidente Jorge Glass, avvenuto per mano delle forze di sicurezza ecuadoriane nell’Ambasciata messicana a Quito.
Con la vittoria di Trump dobbiamo essere consapevoli che l’agenda imperialista potrebbe subire delle modifiche ma il suo obiettivo principale, ripetiamo, rimarrà lo stesso: mantenere il controllo economico e politico sull’America Latina.
È chiaro che i principali bersagli saranno Cuba, che sta vivendo una situazione economica difficilissima e il Venezuela.
Inoltre, non possiamo ignorare il ruolo politico reazionario delle chiese evangeliche, oltre al vero e proprio controllo del territorio spesso esercitato dalle pandillas e dalle bande criminali nel contesto latinoamericano. Questi gruppi, spesso legati al narcotraffico e al potere corrotto, vengono utilizzati come strumenti per destabilizzare i governi “scomodi” e minare la democrazia. Lo abbiamo visto con l’elezione di Bolsonaro in Brasile e con i fatti di gennaio in Ecuador e ne abbiamo l’esempio ad Haiti dove hanno destituito il Presidente e tengono in mano quello che resta di quella nazione.
Dobbiamo difendere Cuba, Venezuela e tutte le altre nazioni che cercano l’unità latinoamericana e l’indipendenza dal dominio imperialista nell’ambito di un accordo più generale con i BRICS (che ha visto l’ingresso di Bolivia e Cuba come partner ufficiali) che rappresentano un tentativo fondamentale di affermare un equilibrio multipolare nel mondo. Dalla sorte dei BRICS deriverà, indubbiamente, molto anche del futuro dell’America Latina e di Cuba.
La lotta è aperta fra forze e governi di segno diverso od opposto. Quello “anarco-capitalista” argentino di Javier Milei è la forza avanzata della reazione pro imperialista latinoamericana, rappresentando un esperimento fascistoide e ultra liberista, che sta cercando di distruggere tutte le conquiste sociali e le istituzioni democratiche del paese, reprimendo i movimenti sociali e smantellando ogni funzione economica e sociale dello Stato, riducendone le funzioni a cinghia di trasmissione degli interessi economici dell’imperialismo e di vecchie e nuove oligarchie locali, oltre a quelle di poliziotto e secondino.
L’ultra liberismo e il neofascismo espressi dal progetto di Milei e dalla sua alleanza non rappresentano un’anomalia, ma il volto concreto del capitalismo dipendente in questo momento storico.
Dall’altra parte la Rivoluzione Cubana e quella bolivariana del Venezuela costituiscono l’avanguardia imprescindibile del movimento latinoamericano per una seconda indipendenza: la prima fu dal colonialismo spagnolo e portoghese, la seconda sarà dall’imperialismo statunitense.
Mauro Alboresi, Segretario Nazionale del Partito Comunista Italiano, ha affermato che il mondo si trova di fronte alla situazione di crisi geo politica più grave da diversi decenni a questa parte.
Il rischio che questa crisi precipiti in uno scontro militare diretto fra grandi potenze, fino ad una guerra nucleare, è concreto.
Noi comunisti lottiamo per l’uscita dell’Italia dalla NATO e per lo scioglimento di questo blocco politico militare imperialista.
Non ci potrà essere una vera pace se non si affermerà un nuovo equilibrio mondiale multipolare. Gli USA e la NATO, al contrario, puntano, attraverso il sangue dei popoli, a riaffermarsi per i prossimi decenni come prima e dominante superpotenza globale.
In questo quadro è fondamentale il rilancio e potenziamento del ruolo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e il loro allargamento ad un numero sempre maggiore di paesi, nella prospettiva di un nuovo equilibrio multipolare.
Noi, il Partito Comunista Italiano, seguiamo con attenzione quanto avviene in America Latina e le esperienze dei governi che puntano all’emancipazione politica, economica e sociale dei loro popoli.
L’esempio di Cuba, primo territorio libero d’America, è stato e resta fondamentale non solo per i popoli latinoamericani ma per tutti i popoli che nel mondo lottano per la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, il socialismo.
Il Venezuela bolivariano, con le sue risorse, la sua alleanza civica-militare e la sua Costituzione è all’avanguardia in questo processo continentale.
L’esperienza di Cuba e del Venezuela sono da sempre nel mirino dello Zio Sam. Sono due tasselli fondamentali non solo per l’America Latina ma per la lotta mondiale contro l’imperialismo.
Il Partito Comunista Italiano lotta contro il blocco illegale imposto dagli USA a Cuba ed è al fianco dei compagni e delle compagne di tutta l’America Latina.
Il compagno Alboresi ha concluso il suo intervento dichiarando l’adesione del PCI all’Internazionale Antifascista, Anticoloniale e Antimperialista, lanciata dal Congresso Mondiale contro il Fascismo che si è svolto il 10 e 11 settembre a Caracas.
La riuscita iniziativa, svoltasi in un clima di interesse e partecipazione, è stata coordinata dal compagno Ivan Lisanti, candidato del PCI alle Elezioni Regionali dell’Emilia Romagna.
Il compagno Puggioni di Forlì ha donato alla compagna Uzzo un quadro raffigurante il Presidente Maduro con sullo sfondo i colori della bandiera venezuelana e ben visibile la scritta “NO PASARAN!” (NON PASSERANNO!)
Una foto di gruppo a pugno chiuso ha suggellato una solidarietà fraterna e militante che si stringerà sempre di più.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO – Dipartimento Esteri