Carlo Soricelli, dell’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro, ci informa che dall’inizio dell’anno al 26 novembre ci sono stati 958 morti per infortunio nei luoghi di lavoro, che diventano 1371 se si aggiungono i decessi in itinere.
In pratica, nell’ultima settimana sono morte 30 persone. Una strage silenziosa e inaccettabile che continua a crescere di anno in anno se si considera che, come afferma Soricelli, nell’anno precedente all’insediamento dell’attuale governo (dal 22 ottobre 2021 al 21 ottobre 2022) i morti sul lavoro (senza itinere) sono stati 737, dal 22 ottobre 2022 al 21 ottobre 2023 936 e 1005 dal 22 ottobre 2023 al 21 ottobre 2024.
Veri e propri “omicidi sul lavoro” che non devono più essere considerati “danni collaterali” ma prodotto diretto del precariato, della liberalizzazione selvaggia di appalti e subappalti, del lavoro nero, di salari bassi erosi dall’inflazione, dell’aumento del tempo di lavoro in attesa del miraggio della pensione, della fatica e dello stress di turni massacranti, della mancanza di controlli, prevenzione e formazione, di leggi che criminalizzano il dissenso e la protesta, del ricatto occupazionale che rende il lavoratore sempre più isolato e rassegnato.
La responsabilità è, certamente, del governo attuale, che ha peggiorato una situazione già preoccupante creata dai governi precedenti, ma ha soprattutto un’origine più profonda e radicata: è il sistema che “offende” e che non garantisce sicurezza. Un sistema che appare come l’unico possibile e che, promettendo il sogno del benessere generalizzato, regala privilegi e ricchezza esclusivamente a chi già li possiede.
Un sistema che va cambiato radicalmente poiché il suo fallimento si incide ogni giorno sulla pelle dei lavoratori.
Ed è per costruire questo cambiamento che è necessario protestare, farsi sentire, lottare e partecipare compatti allo sciopero generale del 29 novembre.