Brescia: Natale di lacrime per i lavoratori e le lavoratrici dell’industria e artigianato

Dopo il fallimento della Prandelli di Lumezzane (52 dipendenti) e della Filartex di Palazzolo (63 dipendenti) è di questi giorni la notizia della messa in liquidazione della Stanadyne di Castenedolo, con oltre 100 dipendenti che da alcuni giorni sono in presidio permanente ai cancelli della fabbrica.

Oltre duecento famiglie, insieme a tante altre, che quest’anno avranno ben poco da festeggiare.

Se questi numeri impressionano difficile è immaginare o calcolare la reale portata della crisi del comparto industriale e artigianale bresciano, composto per la maggior parte da piccole e medie aziende con meno di 50 dipendenti che lavorano nell’indotto delle grandi aziende multinazionali, che rappresenta oltre il 50% della forza lavoro nella nostra provincia. Un numero altissimo di ditte la cui chiusura produce poco scalpore mediatico e pochissimo interesse da parte della politica locale e nazionale.

I dati di Confcommercio parlano chiaro: un crollo delle esportazioni del 12% (complice la crisi tedesca e le sanzioni alla Russia) e un aumento del 16% dell’utilizzo dell’assegno di Integrazione Salariale.

Bene che esistano sussidi e aiuti per le famiglie dei lavoratori e delle lavoratrici, ma senza una seria politica industriale e senza un recupero della sovranità nazionale nelle scelte di cosa produrre e dove venderlo la coperta si farà sempre più corta e sempre più alto il livello del malessere sociale .

Forse per questo il governo prepara la stretta repressiva contro manifestazioni e blocchi stradali?

Fonte: L’unità dei lavoratori

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