Domenica 8 dicembre 2024, da inizio anno sono 986 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro. Un numero che tiene conto di tutti i decessi e non solo di quelli degli assicurati Inail.
Se si considera che in tutto l’anno scorso furono 985, risulta chiaro come l’aumento di vittime sul lavoro sia consistente e smentisca le ottimistiche dichiarazioni di esponenti della maggioranza di governo.
Come è stato più volte ripetuto nell’iniziativa sul lavoro promossa dal PCI a Roma il 7 dicembre scorso, questa strage di lavoratori e lavoratrici è l’effetto di scelte politiche che penalizzano chi vive del proprio lavoro che devono accettare e subire situazioni indecenti.
Negli ultimi decenni sono stati cancellati diritti fondamentali favorendo, di fatto, il precariato e il lavoro nero, permettendo appalti e subappalti a cascata, dilatando il tempo di lavoro, consentendo retribuzioni sempre più basse.
Oltre a tutto ciò, la mancanza di un piano di sviluppo industriale, i miliardi di euro (sottratti al lavoro, al ricerca, alla sanità, all’istruzione, alla casa ecc.) destinati alle spese militari, le privatizzazioni e la cessione di attività produttive strategiche a multinazionali straniere, contribuiscono in maniera determinante alla reale mancanza di sicurezza che è diventata normale nei luoghi di lavoro.
Negli infortuni, nelle malattie professionali, nelle morti sul lavoro non c’è nessuna fatalità, quindi, ma indifferenza (per volontà o incapacità il risultato è il medesimo) da parte di chi dirige il paese che considera il lavoro una merce, la sicurezza un costo, lavoratrici e lavoratori niente più che ingranaggi di un sistema che deve produrre solo profitti.
Bisogna prendere coscienza che è necessario che tutti gli sfruttati si uniscano in un fronte di lotta che possa avere la forza e l’intelligenza di conquistare un cambiamento radicale del sistema nel quale viviamo.
(la fonte dei dati riportati è l’osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli)
PS: Martedì 10 dicembre 2024, la strage continua. Sono diventati 5 i morti causati dalla terribile esplosione che si è verificata il 9 dicembre nel deposito ENI di Calenzano (Firenze). Un operaio di 39 anni è morto in un incidente sul lavoro che si è verificato in un cantiere sulla A1 Milano-Napoli, un operaio di 51 anni è deceduto in un incidente sul lavoro a Monteforte Irpino (Avellino). Così i morti per infortunio nei luoghi di lavoro diventano 993 da inizio anno. Quelli che, comodamente seduti sulle poltrone del potere, promettono “mai più” senza, poi, fare nulla per evitare gli omicidi sul lavoro, non sono inerti, sono complici. Contro la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro non si può restare indifferenti ma si deve lottare. Se non ora, quando?