La strage di Piazza Fontana

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose a Milano, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana. Fu una strage, 17 morti e 80 feriti. Un atto terroristico attuato materialmente da fascisti con la connivenza di settori deviati dello Stato. Una strage di Stato, così venne definita, che doveva servire a bloccare con un atto di terrore il grande movimento di lavoratori e studenti che esigevano non solo maggiori diritti ma, anche, un vero cambiamento di sistema.

Noi vogliamo che si ricordino i depistaggi, le connivenze, il clima di caccia alle streghe, le prime accuse costruite in modo che potessero scatenare l’odio popolare contro i “mostri anarchici” tra cui Pietro Valpreda, che fu indicato come autore della strage e che, innocente, fu incarcerato preventivamente per 3 anni. Noi vogliamo che si ricordi il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli che, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, morì a seguito di una caduta dal quarto piano della questura di Milano durante un interrogatorio. Un suicidio, si disse, che ebbe tutte le caratteristiche di un inconfessabile “qualcosa d’altro”. E vogliamo ricordare Licia, moglie di Giuseppe Pinelli, recentemente scomparsa che lottò tutta la vita a testa alta per la verità e la memoria di quello che successe in quel dicembre 1969.

Oggi come ieri siamo di fronte a un attacco, seppure in forme diverse e meno sanguinarie, contro la Costituzione e quello che resta dei diritti fondamentali e inalienabili di ogni cittadino di costruire il proprio futuro in libertà.

Per questo è necessario lottare a partire dalla manifestazione nazionale del 14 dicembre prossimo che si svolgerà a Roma contro il Ddl sicurezza che, limitando i più elementari diritti costituzionali, vuole azzerare il dissenso politico e sociale. Manifestazione alla quale il Partito Comunista Italiano aderisce.

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