Ieri, ancora una volta, la Magistratura ha rigettato, come vero e proprio anticorpo democratico, l’ennesimo attacco all’unità della Repubblica, tentato dal Governo Meloni, per favorire lo scambio con l’alleato della Lega (premierato – AD).
l’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione ha, infatti, emanato un’articolata Ordinanza che considera valido il quesito abrogativo totale, assestando con ciò il secondo colpo – dopo la sentenza 192/2024 della Consulta – della Magistratura al tentativo di secessione leghista.
Conseguentemente, viene depotenziato anche il disegno eversivo del Governo Meloni, che, con l’A.D., il premierato, la sottomissione della Magistratura al potere esecutivo e il ddl sulla sicurezza vuole dichiaratamente cambiare, pezzo per pezzo, la nostra Costituzione e mettere il bavaglio a qualsiasi dissenso.
L’Ordinanza della Corte ha affrontato la questione su un piano tecnico giuridico, affermando che la legge Calderoli (come lui stesso sostiene) è sopravvissuta come impalcatura generale, nonostante i 14 rilievi di illegittimità costituzionale della Consulta, che ha tuttavia confermato la legittimità costituzionale della legge, anche se l’ha resa al momento inattuabile.
Pertanto, non è scontata la sentenza della Consulta sul Referendum abrogativo totale, che dovrebbe uscire a gennaio, poiché alla Corte di Cassazione spettava solo la verifica della sussistenza delle condizioni tecnico-giuridico-procedurali per il Referendum, mentre la Corte Costituzionale dovrà decidere nel merito circa la ammissibilità del quesito…ma è, comunque, un ottimo viatico!
Secondo molti giuristi, infatti, a nulla servirebbe invocare come ostativo il fatto che la legge Calderoli sia stata inserita negli allegati al Bilancio perchè la Consulta non ammetta il Referendum, poiché tale inserimento appare ictu oculi strumentale e contraddittorio con l’affermazione, contenuta nella stessa legge 86/ 2024, che l’A.D. non comporta variazioni di Bilancio. E, pertanto, appare evidente che si è trattato di una mera forzatura, finalizzata ad evitare il Referendum.
Inoltre la volontà espressa da oltre un milione e trecentomila cittadini, che hanno chiesto l’abrogazione totale di una legge sbagliata e dannosa, e la stessa ordinanza della Corte di Cassazione, ci fanno ragionevolmente sperare in un esito positivo. Dunque si voterà per l’abrogazione totale e spetta a noi tutti lo sforzo definitivo e l’impegno massimo per portare a compimento la giusta battaglia iniziata oltre sei anni fa!
Contrariamente, con lo smantellamento dei 14 punti ritenuti costituzionalmente illegittimi dalla Consulta, viene meno la possibilità dei Referendum parziali, essendo già raggiunto il risultato perseguito dalle cinque Regioni ricorrenti, con le modifiche richieste dalla Corte Costituzionale, che hanno di fatto svuotato i contenuti contestati e che ora spetterà al Parlamento (cui, si badi bene, la Consulta ha ridato ruolo!) adottare.
Ora il Governo e Calderoli debbono fermarsi e debbono fermare le trattative per qualsiasi tentativo d’ intesa che alcune Regioni, come il Veneto, continuano a portare avanti, insieme all’avvio della campagna astensionista, che sta squallidamente riproponendo slogan qualunquisti come quelli che in passato consigliavano di andare al mare!
Il PCI ritiene, viceversa, che ci aspetta una grande campagna referendaria di primavera, nella quale daremo il nostro totale e concreto sostegno, mobilitandoci anche per i referendum sul lavoro proposti dalla CGIL e a quello per la riforma della legge sulla cittadinanza, che renda giustizia ai tanti immigrati che lavorano, studiano e vivono nelle nostre città. Una primavera di rilancio della partecipazione popolare, del tessuto democratico e delle Istituzioni repubblicane del nostro Paese alla battaglia per la democrazia e che porti a votare milioni di cittadini (almeno venticinque), e coinvolga anche molti di quelli che non votano più da tempo.
Non è che un inizio, continuiamo la lotta!
Roma 13 dicembre 2024