La povertà e i miliardari

22 gennaio 2025

Il rapporto Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata, diffuso da Oxfam Italia, inizia con queste affermazioni: “Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di 2.000 miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. […] Il numero di persone che oggi vivono in povertà, con meno di 6,85 dollari al giorno, è rimasto pressoché invariato rispetto al 1990 e, alle tendenze attuali, ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione del pianeta sopra tale soglia. In Italia il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero. La crescita della disuguaglianza rende l’Italia un Paese dalle fortune invertite con strutture di opportunità fortemente differenziate per i suoi cittadini”.

In pratica il divario tra ricchi e poveri è aumentato da quando, con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, da più parti si prospettava un futuro di prosperità generalizzata. Invece succede che, se i poveri continuano a essere una parte assai rilevante dell’umanità e numericamente gli stessi di allora, un’esigua minoranza si è arricchita in maniera spropositata aumentando una disuguaglianza evidente.

I pochi che detengono ricchezze immense, superiori a quelle di tantissime nazioni, ostentano il loro potere in maniera sfacciata – come si è potuto vedere, con la presenza di Elon Musk e di altri magnati del pianeta, durante la campagna elettorale e alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente statunitense Donald Trump.

Siamo di fronte a una società che migliora soltanto le ricchezze di pochi privilegiati, mostrando la sostanziale resa degli Stati (e, quindi, della collettività) al potere dei privati, che porta l’impoverimento di larghi strati di popolazione anche nelle zone più progredite (o considerate tali) del pianeta.

Il progresso favorisce un’esigua minoranza che gestisce e controlla la finanza, l’economia, l’estrazione e la trasformazione di materie prime, la produzione di beni materiali e immateriali, lo sviluppo tecnologico, le informazioni. Ma questo non è progresso, è restaurazione, barbarie.

Le democrazie occidentali si trasformano, come viene definito nel rapporto Oxfam, in “predominio di un’oligarchia miliardaria” e questo, lungi dall’essere percepito come un pericolo, viene accettato quasi fosse una cosa normale, inevitabile.

Un risultato, perseguito e ottenuto da un mondo unipolare che ha assunto il capitalismo come unico sistema possibile, che si è rivelato decisamente fallimentare per la stragrande maggioranza dell’umanità. E l’indignazione che dovrebbe suscitare nelle coscienze viene cancellata da rassegnazione e impotenza, sentimenti oggi molto diffusi che escludono la necessità di un cambiamento radicale di sistema.

Ci stanno “educando” a prendere atto che la disuguaglianza tra ricchi e poveri sia cresciuta e che continuerà ad aumentare ma che non ci si può fare niente e che, in definitiva, sia una cosa logica, addirittura giusta. Eppure in qualche nazione, definita ostile da quel realismo capitalista nel quale stiamo annegando, la guerra alla povertà l’hanno portata avanti davvero. Ci si riferisce alla Cina dove, dal 1990, circa 750 milioni di persone sono uscite dalla condizione di povertà assoluta.

Dobbiamo infrangere il muro di apatia entro il quale siamo confinati, coscienti che la povertà sia anche indifferenza, assuefazione ad accettare qualsiasi cosa ci venga imposta, abbandono dell’indignazione. Povertà è anche pensare che non possa esistere rimedio alcuno, che la sperequazione sia inevitabile, che il sistema capitalista sia l’unico possibile.

Allora, proviamo a cambiare il modo di pensare, apriamo la mente a nuove prospettive, immaginiamo che il sistema nel quale viviamo si possa cambiare dalle radici. Ricominciamo a lottare. Lo possiamo, anzi, lo dobbiamo fare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *