Un commento sulle parole di Mattarella per la giornata del ricordo

L’Italia fascista occupò la Jugoslavia con ferocia, sterminando civili, bruciando villaggi, fucilando donne e bambini, deportando nei campi di concentramento di Rab, Gonars e Arbe decine di migliaia di slavi. Le repressioni attuate dal regime fascista furono brutali e scientificamente mirate a cancellare l’identità slovena e croata. Questa violenza generò una reazione: il popolo jugoslavo insorse e con il sacrificio e la lotta liberò la propria terra dall’oppressore.

Le foibe furono un tragico capitolo di questa storia. Nessuno nega gli eccessi e gli episodi di vendetta che si verificarono nel caos del dopoguerra, ma non vi fu mai un piano sistematico di eliminazione degli italiani. La battaglia fu contro i collaborazionisti, contro i gerarchi fascisti, contro coloro che avevano sostenuto l’occupazione e la repressione. Molti italiani rimasero nella Jugoslavia socialista, alcuni combatterono addirittura nelle file della resistenza partigiana, altri ebbero ruoli di responsabilità nelle istituzioni, nei parlamenti e nelle forze armate della Federazione.

La Jugoslavia non impose mai una forzata assimilazione agli italiani. La minoranza italiana fu riconosciuta e protetta. Le scuole, i giornali, le istituzioni culturali in lingua italiana ne furono la prova. Certo, chi scelse di andarsene lo fece per molteplici e legittime ragioni: alcuni per paura, altri per rifiuto ideologico del socialismo, altri ancora perché si percepivano “stranieri in patria” in un paese che non riconoscevano come il proprio. Su questo aspetto la vera questione su cui è doverosa una severa ammissione di colpa è l’orribile falso pregiudizio per cui tutti gli esuli fossero dei fascisti in fuga e non meritassero solidarietà. Ma affermare che essi furono costretti all’esodo da una politica di persecuzione etnica è puro revisionismo storico.

Se Mattarella intende ricordare quella storia dolorosa lo faccia con onestà senza dimenticare e omettere le responsabilità dell’Italia. Non si può piangere l’esodo senza riconoscere i massacri fascisti, senza ricordare i crimini commessi in quelle terre, senza dire che la Jugoslavia combatté una guerra di liberazione per dare ai popoli slavi la libertà che il fascismo aveva loro tolto.

Inaccettabile questo tentativo di riscrivere la storia e ipocrita l’auspicare la riconciliazione se questa si costruisce con una retorica distorta e unilaterale.

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