Notizia di ieri:
“Carlos Tavares, che ha lasciato la carica di amministratore delegato di Stellantis lo scorso 1° dicembre, riceverà poco meno di 23,1 milioni di euro (23,085 milioni) di compensi complessivi relativi al 2024 (il 37% in meno rispetto ai 36,494 milioni che ha percepito nel 2023) e una buonuscita totale di 12 milioni di euro, che sarà pagata nel 2025.” (fonte ilsole24ore.it)
In un comunicato pubblicato un paio di giorni fa nel sito stellantis.com si può leggere: “La liquidità disponibile industriale complessiva si è attestata nel 2024 a 49,5 miliardi di euro, con una posizione finanziaria netta industriale di 15,1 miliardi di euro. Dividendo agli azionisti ordinari proposto a €0,68 per azione, pari a un rendimento del 5%, in attesa dell’approvazione degli azionisti”. E, a firma “John Elkann, Chairman”, quanto segue: “Nonostante il 2024 sia stato un anno di forti contrasti per l’Azienda, con risultati al di sotto del nostro potenziale, abbiamo raggiunto importanti traguardi strategici. In particolare, abbiamo lanciato nuove piattaforme e modelli multi-energy, novità che proseguiranno nel 2025; abbiamo avviato la produzione di batterie per veicoli elettrici attraverso le nostre joint venture e abbiamo reso operativa la partnership con Leapmotor International. Le persone di Stellantis, ricche di talento e dedizione, stanno lavorando con energia e determinazione protesi al futuro, coinvolgendo i key-stakeholders e avvicinando il processo decisionale alle esigenze dei nostri clienti. Siamo fermamente intenzionati a guadagnare quote di mercato e a migliorare le performance finanziarie nel corso del 2025”.
Non una parola né un accenno per chi lavora e che si trova ad affrontare una situazione di grande insicurezza.
Proviamo a ragionare … Un’azienda che è in dichiarata crisi di vendite e di produzione, che lascia a casa migliaia di lavoratrici e lavoratori, che ha ricevuto ingenti quantità di denaro pubblico (incentivi e quant’altro), che chiude importanti stabilimenti nel nostro paese e che non riesce a presentare un piano industriale degno di questo nome, si riescono a dare oltre 35 milioni di euro all’ex amministratore delegato che, in tutta evidenza, non è stato in grado di garantire occupazione e lavoro nel nostro paese. Un vero e proprio “fallimento” del quale si è avuto ampio riscontro nell’informazione nazionale e non solo. Ma il fallimento della “gestione Tavares” (si tenga presente che la responsabilità non può essere di un’unica persona) viene ribaltato su lavoratrici e lavoratori che ne dovranno pagare i costi. I sacrifici, al solito, saranno di chi lavora e non di chi gestisce, dei padroni e dei loro servitori. Questi, anzi, come sempre otterranno lauti compensi personali e, come succede abitualmente, andranno a fare danni in altre imprese.
Il problema non è solo Stellantis o Tavares. Il problema è il sistema che ci fa credere padroni, dirigenti, lavoratrici e lavoratori siano “sulla stessa barca” e che, proprio per questo, alcuni devono accettare di fare i sacrifici necessari. E quegli “alcuni” sono i tanti che faticano per produrre quel profitto di pochi che permette di accumulare ricchezze personali spaventose solo ai “pochi”.
Questa è l’ideologia capitalista per la quale chi lavora è solamente uno strumento che serve a produrre denaro per i finanziatori, nei fatti una “cosa da spremere e gettare via”. Così come sono costi la sicurezza, i diritti costituzionali, le garanzie di un lavoro dignitoso e giustamente retribuito.
La questione morale è sempre la stessa, chi comanda occupa tutti i posti importanti, guadagna a scapito di chi lavora, controlla informazione e cultura imponendo il pensiero unico secondo il quale “è più facile immaginare la fine del mondo piuttosto che la fine del capitalismo”. (da “Realismo capitalista” di Mark Fisher) Il problema è che è difficile rendersi conto che esistono sfruttati e sfruttatori, che gli sfruttati sono molti di più degli sfruttatori e che, se si lottasse uniti, si potrebbe costruire un sistema completamente diverso e più giusto.