Lavoro minorile e PCTO: i numeri della crisi

Da giugno 2025 è disponibile la terza edizione del Report Statistico “Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro”, realizzato dal “Laboratorio di Sanità Pubblica per l’analisi dei bisogni di Salute della Comunità” del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria “Scuola Medica Salernitana” – Università degli Studi di Salerno, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio UNICEF per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro.

I dati pubblicati evidenziano, negli anni dal 2019 al 2024, un deciso aumento di lavoratori di età compresa tra i 15 e i 17 anni (vedi tabella)

AnnoMinorenni residenti in Italia (fonte ISTAT)Lavoratori minorenni dipendenti ed indipendenti (fonte INPS)% lavoratori residenti
20191.701.26847.5522,79
20201.705.60536.5052,08
20211.714.56851.8453,02
20221.729.11969.6014,03
20231.731.61478.5304,54
20241.744.21180.9914,64

I minorenni lavoratori che sono morti nei luoghi di lavoro sono stati 4 nel 2021, 4 nel 2022, 5 nel 2023, 9 nel 2024, 3 nei primi 5 mesi del 2025 (dati forniti dall’Osservatorio morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli).

Studenti e P.C.T.O. (quale sicurezza?)

Nei primi quattro mesi del 2025, sono state presentate a Inail 34.268 denunce di infortunio relative agli studenti di ogni ordine e grado. Di queste 770 riguardano studenti coinvolti nei Percorsi per le Competenze trasversali e l’orientamento (P.C.T.O.) ossia in quella precedentemente definita alternanza scuola-lavoro.

Inoltre, da quanto riportato nel comunicato stampa congiunto FLC-CGIL di Modena e Emilia Romagna del 13 giugno 2025, nel primo trimestre del 2025 ci sono stati “5 studenti morti durante il P.C.T.O.”.

Alcune considerazioni

L’aumento del lavoro minorile e la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro sia per le fasce d’età più giovani sia, per chi è coinvolto nei P.C.T.O. dimostrano una carenza ormai endemica di prospettive e di considerazione di cosa dovrebbe essere il lavoro per le generazioni più giovani. Riguardo all’ex alternanza scuola-lavoro si dovrebbe prendere atto che, così com’è stata concepita, altro non è che una “educazione” dei giovani ad adeguarsi a un lavoro sempre meno strumento di crescita professionale, sociale e umana e sempre più forma di sfruttamento.

In una situazione nella quale il lavoro è sempre più parcellizzato e povero, si perdono di vista i diritti e si tende all’accettazione di condizioni retributive, di fatica e di sicurezza sempre peggiori.

La formazione e l’istruzione dovrebbero tendere, invece, alla realizzazione del lavoratore e della lavoratrice, soprattutto se giovani, nella vita e nella società.

E allora perché, di fronte alla negatività dell’esperienza dei P.C.T.O., non progettare qualcosa di alternativo? Un progetto di formazione continua, non solo professionale, che fornisca a lavoratrici e lavoratori gli strumenti necessar4i alla crescita culturale e sociale del Paese. Un percorso che, partendo dall’esperienza delle 150 ore, avesse l’obiettivo di trasformare gli “schiavi” in “produttori coscienti” dei propri diritti e doveri: persone capaci di elaborare ed esprimere un pensiero critico utile al progresso collettivo oltre che personale.

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