Il capitalismo reale

L’informazione che ci rivela Oxfam è di quelle che, pur sembrando una notizia esagerata, muove a indignazione e rabbia: “La ricchezza dell’1% degli uomini più facoltosi al mondo è aumentata, in termini reali, di oltre 33.900 miliardi di dollari nell’ultimo decennio. Un ammontare superiore di 22 volte alle risorse necessarie per riportare sopra gli 8,30 dollari al giorno la parte della popolazione mondiale che vive oggi sotto la soglia di povertà.”

In essa c’è l’essenza del capitalismo reale. Un sistema che apparentemente è il migliore, anzi l’unico, possibile. Un sistema feroce e spaventoso che, sostanzialmente, serve solo a una infinitesima parte della popolazione. Un sistema per il quale la guerra, i massacri, l’annientamento di interi popoli e dell’ambiente sono utili e necessario per garantire a una estrema minoranza l’accumulazione della ricchezza.

Ricchezza che viene sottratta a miliardi di persone sfruttate, sia individualmente che collettivamente, da una classe di privilegiati che basa il proprio potere sul fatto che la ricchezza permetta loro di comandare e decidere la vita degli “altri”.

Bisogna, allora, ragionare e porsi delle domande. Siamo poi così sicuri che la disuguaglianza estrema che viene generata da questa “visione del mondo” distribuisca felicità, pace e serenità all’umanità?

Siamo poi veramente sicuri che questa ideologia, così simile alla legge della giungla, sia l’unica possibile, che non ci possa essere una via d’uscita?

Obiettivi diversi dallo sfruttamento intensivo della natura e dell’umanità? E, soprattutto, non si potrebbe immaginare un mondo diverso, più giusto, dove la solidarietà prenda il sopravvento?

Un mondo dove la guerra e lo sfruttamento diventino veri “peccati mortali”, confini invalicabili?

Proviamo a immaginare un mondo dove ognuno abbia gli stessi diritti del suo vicino (o lontano) di casa. Impossibile, pura utopia, ci continuano a dire imponendoci le immagini dello sfarzo di quel 1% dei “più facoltosi del mondo”. Gente, per la quale, è normale spendere miliardi per una cerimonia. Gente che resta indifferente di fronte al massacro di uomini, donne, bambini vittime del genocidio in atto a Gaza come in altre, troppe, parti del nostro mondo. Persone che, per i “signori della guerra”, valgono meno, molto meno, di niente. Persone che si possono annientare per il proprio osceno profitto.

Siamo di fronte a una devastazione dalla quale bisognerebbe uscire a testa alta progettando un sistema completamente diverso, frutto di un progetto, una rivoluzione anche culturale che metta al primo posto la vita di tutti e non il profitto di alcuni.

Sì, stiamo parlando di rivoluzione perché vogliamo cambiare il sistema e abbiamo l’ambizione di poterlo fare.

Siamo rivoluzionari perché vogliamo essere concreti e realisti (come sosteneva Ernesto Che Guevara) e perché abbiamo la fantasia dalla nostra parte.

Fantasia che, come diceva Enrico Berlinguer, “non è solo propria dei bambini, ma è anche dei rivoluzionari perché senza fantasia non si può immaginare il mondo di domani.

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