L’ultima relazione della Corte dei Conti, basata sui dati aggiornati ai primi mesi del 2025, offre un quadro impietoso e desolante sull’attuazione del PNRR.
Dalla requisitoria sul rendiconto dello Stato dell’ultimo anno emerge una lunga serie di moniti e critiche severe. I dati aggiornati mostrano una macchina amministrativa inceppata, con ritardi cronici nell’attuazione dei progetti e un preoccupante sbilanciamento delle risorse, a favore di alcune aree spesso in modo puramente clientelare e a totale discapito di settori fondamentali come sanità, istruzione e tutela del territorio.
Il dato più allarmante riguarda le misure a carattere sociale: sanità, istruzione, inclusione, e coesione sociale. I numeri descrivono una situazione di evidente paralisi:
- Sanità: in continuità con precedenti governi di anche di centrosinistra è il settore più penalizzato, con l’80% degli obiettivi ancora non raggiunti, quando addirittura nemmeno inseguiti. Il diritto alla salute appare sempre più come una promessa disattesa. Le chiusure degli ospedali, le liste d’attesa interminabili e la cronica carenza di personale rappresentano le evidenze di un sistema che si vuole perennemente sotto pressione a favore del sistema privato.
- Istruzione: la grande dimenticata. Anche qui si registrano ritardi significativi.
Solo una quota marginale dei fondi del PNRR è stata destinata alla scuola pubblica, mentre molte strutture scolastiche versano ancora in condizioni critiche. Il personale è ovunque insufficiente e poco valorizzato. La scelta politica appare chiara: investire poco nella conoscenza, sacrificando la qualità dell’istruzione in favore dei grandi settori economici orientati al profitto soprattutto finanziario. Oltre al fatto che da un popolo ignorante è anche più facile ottenere consenso. Tutto a discapito della crescita anche economica dell’intero paese. - Pubblica Amministrazione: la relazione evidenzia una fragilità strutturale dello Stato e degli enti territoriali. Il 70% degli interventi previsti nelle misure del PNRR ha speso meno di un quarto delle risorse disponibili. Il personale, sottodimensionato e non adeguatamente formato o valorizzato, rende impossibile una gestione efficace e tempestiva dei progetti, rappresentando un intralcio oggettivo a qualsiasi pratica o iniziativa e allontanando sempre più l’opinione pubblica dal rapporto costruttivo con le amministrazioni.
- Tutela del territorio: un’altra grande assente. Nonostante l’aumento dei disastri ambientali dovuti al riscaldamento globale e che mettono sempre più spesso a rischio vite umane, patrimoni e infrastrutture, gli investimenti in prevenzione del dissesto idrogeologico, bonifica dei siti inquinati e messa in sicurezza delle aree vulnerabili risultano inferiori persino rispetto alle previsioni più pessimistiche, quando la sola messa in sicurezza offrirebbe possibilità di lavoro e di benessere per intere generazioni a venire.
- In questo contesto e con questi dati, in sostanza la Corte dei Conti certifica che le scelte sin qui adottate puntano in un’unica direzione: delegare al privato tutto ciò che il pubblico dovrebbe garantire, e lo faattraverso un processo di depotenziamento progressivo che toglie sempre più al pubblico la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. Un disegno che si prefigura quale proseguimento naturale di quella stagione di privatizzazioni iniziata a suo tempo da Draghi e Prodi e fin qui nemmeno troppo silenziosamente accettata da tutte le parti politiche, nessuna esclusa.