Arriva l’estate ed eccoli all’opera di smantellamento delle eccellenze italiane cedute allo straniero: Candy, chiude lo stabilimento di Brugherio dopo 80 anni, nessun passo e impegno per evitare questa conversione provincia e regione silenti.
Lo storico sito di produzione di lavatrici diventa polo logistico dopo la cessione a Haier.
Candy un gigante costruito sulle basi della Omef, piccola officina tecnica creata a Monza alla fine degli anni Venti, una eccellenza nel processo di ricostruzione delle aziende appena finita la guerra, nel 1945 prese vita la Candy.
Nel 2018 l’arrivo di Haier Group che rilevò Candy per 475 milioni di euro. Un ingresso preceduto da anni di lotte, tra cassa integrazione, delocalizzazione, solidarietà, riduzione del personale e dell’orario di lavoro.
Il 2019, dodici mesi dopo il passaggio di mano, è stato l’anno dell’annuncio del ritorno alla produzione di lavatrici a Brugherio, ma a gennaio, dopo un 2024 contrassegnato da un programma di uscite volontarie che ha portato a una riduzione ulteriore del personale da 160 a 110 unità, la proprietà ha svelato i piani per il futuro. L’impianto sarà riconvertito in un hub per la logistica in cui saranno ricevuti, stoccati e preparati per la spedizione in tutta Europa. Ci vorrà un anno per far sì che la fabbrica possa riaprire dopo la riconversione. Candy lo aveva già annunciato a inizio 2025.
La proprietà è in mano al gruppo cinese Haier dal 2018 e il progetto di riconversione rientra in un piano più ampio. La riorganizzazione costerà 9 milioni di euro.
In 110 in cassa integrazione, 50 gli esuberi: attualmente sono 160 i lavoratori in forza all’azienda.
In 110 andranno in cassa integrazione e saranno riassorbiti così promettono. Per gli altri 50 è stato ipotizzato un piano di uscite volontarie o prepensionamenti.
«È stato sottoscritto con l’azienda il contratto di solidarietà per accompagnare la fase di riconversione industriale verso il futuro Haier Europe Service Hub». Il sito lombardo della Haier sarà trasformato a partire dal primo luglio 2025 e ci vorrà un anno per svuotarlo e renderlo in grado di ospitare i servizi per l’Europa.
Quanto accaduto alla Candy è uno dei tanti esempi di crisi che stanno colpendo già da tempo diverse aziende. “e ciò avviene nell’assoluto silenzio del governo della italianità che non stanzia risorse necessarie per rendere competitivo il settore. Questo governo, regione non esclusa, non sta facendo niente di diverso rispetto ai precedenti per cambiare la situazione.
Promesse mai mantenute.
Non esiste nessun piano di sviluppo, non esiste nessun piano industriale (soprattutto sull’elettrodomestico Beko ne è l’esempio lampante) in questo nostro martoriato paese venduto alle multinazionali che decidono loro se trattare o meno e dove produrre.
Il Partito Comunista Italiano sarà sempre al fianco dei lavoratori e denuncerà con forza lo stato attuale e appoggerà ogni iniziativa di lotta dei lavoratori per il diritto al LAVORO.
La chiusura dello stabilimento Candy è l’ennesima ferita aperta nel tessuto industriale italiano, mentre le istituzioni continuano a voltarsi dall’altra parte 🙁