ADESIONE DEL PCI AL COORDINAMENTO UCRAINA ANTIFASCISTA

di Fosco Giannini – segreteria nazionale PCI – responsabile dipartimento Esteri

Il Partito Comunista Italiano (PCI) aderisce con totale convinzione e solidarietà al Documento Politico con il quale si costituisce il Coordinamento Ucraina Antifascista. L’utilizzo, da parte dell’imperialismo USA, della NATO e dell’Unione europea del nazifascismo di Kiev ed ucraino al fine di estendere in Ucraina la loro influenza politica, economica e militare, non può certo lasciare indifferente il PCI, che si schiera con le forze antifasciste e si dichiara disponibile alle iniziative politiche e di lotta contro le forze imperialiste volte ad occupare l’Ucraina e contro i nazi fascisti.

CN uCRAINA

                                     

   COORDINAMENTO UCRAINA ANTIFASCISTA

Documento Politico 

A più di due anni dalla cosiddetta “Rivoluzione del Maidan” l’Ucraina è attraversata da una profonda crisi democratica, economica e umanitaria. Il governo filoeuropeista e filo-Nato insediatosi dopo il Maidan, ha ridotto le libertà politiche e individuali, mostrandosi invece tollerante con le violenze delle squadre naziste che scorazzano per le strade. Il processo di decomunistizzazione, l’imposizione di una revisione storica dell’esperienza antifascista della grande guerra patriottica, l’elevazione a eroi nazionali dei collaborazionisti nazisti come Stepan Bandera, l’incitamento governativo alla delazione, la caccia ai nemici della nazione, individuati tra dissidenti di Kiev, cittadini di origine russa, giornalisti indipendenti, la messa al bando di organizzazioni e simboli comunisti ha riportato a un clima analogo a quello del ventennio italiano e riempito le carceri di detenuti politici. Attualmente se ne stimano circa 1400, tra prigionieri e desaparecidos, sottoposti a privazioni alimentari e sanitarie, maltrattamenti e torture, perpetrate anche sino alla morte. Questo quadro emerge dai recenti dossier Onu e Osce. Il cambiamento delle linee di politica economica, imposto dal FMI, ha precipitato il paese in una grave crisi economica, sofferta dalle classi lavoratrici, causata dall’aumento vertiginoso dei prezzi di beni di consumo e risorse energetiche, che ha provocato una drastica riduzione dei salari reali. Una situazione aggravata dalla progressiva riduzione di spesa pubblica, eliminazione dello stato sociale e dalla poca appetibilità delle merci ucraine sui mercati del nuovo partner europeo. Anche peggiore la situazione in Donbass. L’instaurazione di una giunta con elementi nazisti, la persecuzione di russi e comunisti, ha portato a una sollevazione del popolo del sud est ucraino, legato storicamente e culturalmente alla Russia, di estrazione operaia e tradizione antifascista. Nel maggio 2014, con un referendum promosso dalle forze progressiste, ha sancito la propria indipendenza e fondato le Repubbliche Popolari di Donetsk, Lugansk e Slaviansk. Il governo dell’allora neoeletto Poroshenko, ha risposto bombardando i civili e inviando i battaglioni punitivi neonazisti. Ritorna così la guerra e la peste bruna nel cuore dell’Europa. Una guerra fratricida scatenata da Kiev, con una chiara connotazione di classe, sostenuta politicamente, mediaticamente, economicamente e militarmente da Usa e Ue. In due anni si stimano più di 9000 morti, tra cui più di cento bambini, migliaia di profughi, danni incalcolabili all’economia della regione, a causa del blocco economico e commerciale e della distruzione delle strutture. Il popolo del Donbass ha reagito a questa aggressione organizzando milizie popolari, formate per lo più da lavoratori, che si ispirano esplicitamente ai valori antifascisti della Grande Guerra Patriottica, e forme di auto-organizzazione sociale, come i Kolkhoz e le mense gestite dalla Brigata Prizrak del Comandante Mozgovoi. Appare oggi chiaro che il Maidan non è stata quella rivoluzione democratica propinata dalla stampa, ma un colpo di stato violento, reazionario, che ha avuto come attori:

– elementi della destra radicale e neonazista, protagonista prima della violenza nelle piazze e di efferati pogrom come quello del 2 maggio alla Casa dei Sindacati di Odessa, e dopo delle incursioni dei battaglioni punitivi in Donbass;

– gli oligarchi filo-europeisti giunti al governo, responsabili delle misure economiche antipopolari, della guerra e delle violazioni dei diritti umani e politici della popolazione;

– i governi statunitensi, europei e legati al patto atlantico in generale, il cui fine è quello di continuare a estendere a est la propria zona di influenza politica e economica, attraverso una recrudescenza del militarismo e dei nazionalismi.

– una stampa impegnata in una guerra mediatica, finalizzata a camuffare i neonazisti di Svoboda, Pravj Sektor e altre formazioni, in giovani ribelli democratici, a mostrare i carnefici come vittime di violazioni di diritti umani e viceversa, un colpo di stato per rivoluzione democratica.

A sostegno il popolo ucraino e del Donbass che resiste alla junta di Kiev, comitati, collettivi e organizzazioni antifasciste si sono immediatamente mobilitate in azioni di solidarietà e campagne umanitarie volte alla raccolta di aiuti e alla contro- informazione, come la Carovana Antifascista organizzata dalla Banda Bassotti, la prima band italiana entrata in Donbass. Queste realtà oggi decidono di mettere in comune la propria esperienza e costruire un percorso unitario, costituendo il Coordinamento Ucraina Antifascista. Un percorso che vuole essere aperto e condiviso, pur mantenendo autonomia e identità delle sue eterogenee componenti, finalizzato ad amplificare e moltiplicare il lavoro dei singoli gruppi territoriali. I principi fondativi del costituendo Coordinamento nazionale sono i seguenti:

  • solidarietà internazionalista, antifascismo, anticapitalismo e antimperialismo;
  • affermazione del diritto alla autodeterminazione dei popoli, contro i condizionamenti e le politiche imperialiste di Stati Uniti e Unione Europea;
  • appoggio alla lotta antifascista, per il rovesciamento del regime golpista di Kiev;
  • opposizione alle politiche guerrafondaie del nostro paese, della UE e della NATO e ad ogni politica e iniziativa improntata alla ostilità nelle relazioni internazionali. Gli strumenti e gli obiettivi più urgenti da conseguire sono:
  • sostegno alla Resistenza del Donbass;
  • sostegno agli antifascisti, ai perseguitati politici, ai giornalisti vittime di repressione, ai comunisti messi fuorilegge e ai renitenti alla leva in Ucraina occidentale;
  • sostegno ai richiedenti asilo politico dall’Ucraina occidentale;
  • sostegno ai lavoratori a alle popolazioni civili di Donbass e Ucraina vittime della guerra; • coinvolgimento diretto e attivo delle lavoratrici e lavoratori antifascisti originari di quelle terre residenti in Italia;
  • promozione di strumenti di azione e propaganda/controinformazione;
  • promozione di una rete internazionale di solidarietà.

 

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