ALTRI GIORNI DIFFICILI PER LA SCUOLA

di Dipartimento Nazionale Scuola e Università PCI

La scuola italiana, dopo poche settimane dalla riapertura, si trova di fronte ad una situazione assai difficile.

L’ultimo DPCM del governo prevede il 75% di didattica a distanza per le scuole superiori (comunque sin dall’inizio diffusamente adottata al 50%) mentre alcune regioni sono andate già oltre, con il 100%  di didattica a distanza  per le scuole superiori e anche  per altri ordini di scuola.

Queste decisioni sono avvenute in un contesto di confusione istituzionale dove Governo nazionale, Ministero dell’Istruzione, altri ministeri come quello dei Trasporti, Regioni hanno ciascuno per agito per proprio conto.

Si conferma, in particolare, il carattere disastroso del modello di federalismo che si è affermato in questo paese, con le controriforme costituzionali e con le forzature politiche. Quel modello che i presidenti di Regione di Centrodestra e Centrosinistra, da Zaia a Bonaccini, provano a rendere ancora più estremo con l’Autonomia Differenziata.

In questa confusione spiccano alcune palesi contraddizioni come la conferma del concorso straordinario per i docenti (che riempirà le aule degli istituti svuotati dagli studenti e influirà sui trasporti, anche interregionali), i PCTO (nuovo nome dell’alternanza scuola lavoro) permessi anche in presenza, la grave difficoltà delle scuole a trovare supplenti per sostituire il personale docente e ATA posto in quarantena dalle autorità sanitarie.

Sul piano generale non possiamo che ribadire quanto noi e un vasto movimento affermiamo da mesi: l’azione del governo nazionale e dei governi regionali (e anche di molti Enti Locali) è stata inadeguata, nonostante i proclami a permettere una ripresa in presenza e in sicurezza delle scuole. I punti di questo fallimento sono noti: organici, spazi, strumenti, trasporti. In particolare sul trasporto pubblico, che versava in condizioni inaccettabili da molto tempo prima del Covid, si è giocata una partita irresponsabile, e la ministra De Micheli ha dimostrato tutta la sua incompetenza e supponenza, già dimostrata ampiamente come Commissaria straordinaria per il terremoto.

Sono noti anche i costi, a breve e lungo termine, di questo fallimento in termini sociali. Sono costi pesanti per gli studenti e il personale della scuola, anche se la situazione dovesse rimanere nei limiti attuali, soprattutto per i territori più deboli e gli studenti delle classi sociali meno abbienti. Per i docenti e il personale ATA tutta la fase continua ad essere gestita senza neanche una parvenza di contrattazione e di controllo delle rappresentanze sindacali.

Con particolare forza, oggi, riproponiamo la nostra richiesta di investimenti straordinari per il settore dell’istruzione (personale, strumenti, trasporti in primis). Riteniamo indifferibile la presenza di una piattaforma pubblica e nazionale per la didattica digitale, che tolga spazio alla speculazione nel settore e garantisca condizioni uniformi nel sistema scolastico.

Nelle forme che la situazione renderà possibili è necessario riprendere una discussione e una mobilitazione che richieda interventi efficaci sui nodi aperti, per rendere credibile una prospettiva meno incerta per la scuola italiana.

One Comment

  1. Mario Zito

    Convido l’analisi in maniera assoluta, aggiungo una breve riflessione per ciò che concerne la mancata centralità dell’istruzione nel sistema paese. Media e politici straparlano incessantemente di scuola millantando investimenti in ambiti che con l’istruzione non hanno nulla a che vedere. Nessun reale investimento sul personale (organico covid risibile), nessun aumento di personale scolastico in genere. Strutture scolastiche cadenti, umide, inadeguate. Classi sovraffollate che nemmeno l’emergenza sanitaria ha svuotato. Decenni di tagli hanno trasformato la scuola in un bancomat sempre a disposizione per spese elettoralmente più remunerative. La scuola è rimasta una riserva indiana in mano solo ai docenti e transitoriamente agli alunni, sempre meno combattivi. Costruiamo una piattaforma di lotta coinvolgendo il mondo scolastico e il mondo oltre la scuola, una lotta che possa partire da un nuovo CCNL ritornando a discutere della parte giuridica e di conseguenza di quella economica, dando dignità ai lavoratori e restituendo la scuola al suo ruolo sociale, politico e umano. Smantellare l’autonomia scolastica che fa di ogni scuola una monarchia, assoluta o illuminata, ma pur sempre monarchia. E ricostruire un quarantennio di ruberie ai danni degli studenti e quindi dell’intero paese. Il partito deve dare priorità a queste lotte perché la scuola pubblica, l’istruzione, la cultura sono le uniche strade per una vera uguaglianza sociale e per porre un freno al liberismo che come un virus ha contagiato destra e sinistra in egual misura.

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