Appello del PCI Toscana per un’urgente mobilitazione antifascista

Pubblichiamo l’appello della Segreteria regionale del PCI della Toscana alle forze politiche antifasciste, alle forze del lavoro, all’associazionismo democratico dellaToscana.

Abbiamo avvertito e denunciato da tempo il pericolo reale di un’uscita da destra dalla crisi economica, sociale e valoriale che attanaglia il nostro Paese. Disgregazione e solitudine sociale, figlie legittime di un trentennio di politiche di stampo neoliberista, unite alla scomparsa -in apparenza definitiva- di una prospettiva di alternativa tangibile; hanno aperto le porte al revanscismo di estrema destra, con il suo carico di odio razziale, sociale e culturale. L’aspetto più preoccupante è il crescente consenso popolare, soprattutto in quell’ambito giovanile dalle prospettive nebulose, ai moventi xenofobi, razzisti e securitari di cui si alimenta. Pulsioni di natura neofascista che continuano a minare quel che resta della coesione sociale. Gli episodi che denunciano tale deriva si moltiplicano e si moltiplicano a dismisura in modo allarmante. Oltre delle ormai consuete scorribande, provocazioni e minacce squadriste, degli sfregi sempre più frequenti arrecati ai simboli della memoria storica, delle ripetute aperture di sedi territoriali da parte di formazioni che ostentano il loro riferimento al fascismo, oggi tocca prendere atto purtroppo anche dell’avvenuta conquista di spazi di rappresentanza nelle istituzioni democratiche territoriali. Un salto di “qualità” inquietante che accresce il potenziale di visibilità e di praticabilità per tali ideologie e per tali culture discriminatorie. Non esistono più isole felici. Il fenomeno non trova remora nel propagarsi anche in quei territori dalle storiche tradizioni e dalle consolidate pratiche antifasciste e democratiche, come la Toscana o ancora l’Emilia.

L’indecente delibera approvata dall’Amministrazione Comunale di Soragna in provincia di Parma (dato che va sottolineato), con cui si pretenderebbe di proibire sul proprio territorio ogni tipo di riferimento a ideologie e culture politiche avversate e demonizzate (nel caso specifico il Cmunismo), con la minaccia di procedere altrimenti in via sanzionatoria, ne è una controprova. L’accaduto, anche se ad un primo impatto può apparire teatrale, patetico e quindi destare disattenzione, dovrebbe invece porre a tutti, forze politiche e forze sociali democratiche in primis, più di un serio interrogativo, perché c’è bisogno di una celere presa di coscienza e di una nuova stagione antifascista. Ma una nuova stagione antifascista, per non trasformarsi in uno stanco rituale di facciata privo di qualsivoglia efficacia, deve fare i conti, in prima battuta, con le cause che hanno permesso e che tuttora fomentano un regresso politico e culturale di tale evidenza. Non possono essere sottaciute le responsabilità relative ad uno sdoganamento nel tempo di uomini, fatti ed idee appartenenti a quella storia sconfitta, né le motivazioni circa l’abbandono del campo da parte di una certa sinistra. Ancor meno la lettura distorta e reticente su ciò che sta all’origine del fenomeno migrazione, fonte di accrescimento di un disagio sociale già fortemente in essere, voluto e orchestrato con sapienza, vero nutrimento per tutti gli impulsi reazionari. Una questione migranti che va infine sottratta alla contrapposizione fuorviante tra la spregevole speculazione xenofoba della destra e una risposta ferma alla mera emergenza umanitaria, doverosa certo, ma non dirimente. Una tematica che va affrontata per ciò che è: una questione sociale che ha a che fare con le dinamiche del confitto di classe. Lavoratori tra i lavoratori, subalterni tra i subalterni, nuovi e aggiunti soggetti sociali che inevitabilmente irrompono nella storia sotto la pressione dello sfruttamento, della guerra, di un aggiornato neocolonialismo, corrispondendo a interessi e responsabilità altrui. E’ sulla scorta di questo giudizio e di questa analisi che ci appelliamo a tutte le forze politiche e sociali che si riconoscono nella storia e nei valori dell’Antifascismo per una mobilitazione ampia ed unitaria, efficace e di popolo, che allo stato dei fatti appare improrogabile. I comunisti per loro parte sono e saranno sempre in campo, in tutte le forme di mobilitazione

 

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