CATANIA: Sit-in del PCI , assieme al Movimento NO MUOS: “ FUORI L’ITALIA DALLA NATO”

di PCI Catania

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In seno alla campagna nazionale promossa dal Dipartimento Esteri del PCI si è svolta a Catania, sabato 27 agosto, un sit-in contro la presenza delle basi militari NATO in Sicilia, il MUOS e la guerra in Libia.

Il sit-in si è svolto dinanzi la prefettura in via Etnea, centro storico della città di Catania.

Per il PCI vi sono stati gli interventi di Giusi Greta Di Cristina, del Dipartimento Esteri del PCI, e di Luca Cangemi della Segreteria Nazionale del PCI. Sono inoltre stati presenti portavoce dei comitati NO MUOS, sigle sindacali, movimenti antifascisti e anti-imperialisti di Catania.

Ha aperto il sit-in l’intervento della compagna Di Cristina, la quale si è lungamente soffermata sul ruolo decisivo che la presenza invasiva della NATO in Italia gioca nelle scelte di politica internazionale. Essa determina, in effetti, il ruolo dell’Italia nello scacchiere del Mediterraneo; ruolo che però l’Italia non gioca da protagonista. Anche per quel che concerne quest’ultima aggressione, quella appunto contro la Libia, la Sicilia ha visto i suoi cieli solcati dai caccia americani, partiti da Sigonella prima ancora che il nostro governo, attraverso la voce del ministro Pinotti, dichiarasse al Paese che le azioni di guerra ci avrebbero interessato direttamente.

La NATO, ha continuato la compagna Di Cristina, possiede in Italia ben 113 basi, di cui Sigonella rappresenta in assoluto la più importante per la gestione degli affari militari nel Mediterraneo, e non solo da un punto di vista logistico, ma soprattutto per la tipologia di armamenti di cui la base è provvista tra cui gruppi di F16 e F111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B43, da più di 100 kilotoni l’una, ordigni di una potenza cinque volte superiore a quella sganciata ad Hiroscima. La NATO, braccio armato degli Stati Uniti d’America e degli stati vassalli, rende di fatto l’Italia suscettibile a qualsiasi azione militare e di guerra che gli stati imperialisti decidano di intraprendere nel bacino del Mediterraneo. La sua presenza, inoltre, costa all’Italia una cifra estremamente alta, 70 milioni di euro al giorno, cifra questa che potrebbe essere impiegata per rimettere in piedi un Paese dominato da una crisi spaventosa che distrugge i destini degli italiani oramai da un tempo interminabile.

Pertanto, chiedere a voce alta e senza più alcun rimando la chiusura immediata delle basi militari Nato in Italia, e del MUOS in Sicilia, significa ridare rispettare la sovranità del popolo italiano nel suo territorio, il rispetto della nostra Costituzione – che rifiuta la guerra come mezzo d’offesa e come mezzo per risolvere le controversie internazionali – e la sicurezza del nostro popolo, il non utilizzo dell’esercito italiano per azioni di guerra che non ci riguardano.

È preciso compito di noi comunisti difendere con fermezza, come già stiamo facendo, tali posizioni che rappresentano per noi elementi tipici della nostra politica internazionalista.

È intervenuto al dibattito Alfonso Di Stefano, come portavoce dei Comitati No MUOS, importantissimo movimento che in questi ultimi anni ha con forza chiesto al governo regionale e nazionale che l’impianto satellitare non venisse costruito. Richiesta a cui il governo regionale si è dimostrato sordo.

La vicenda del MUOS è perfettamente in sintonia con quanto detto in precedenza sull’atteggiamento assolutamente servile dei nostri governi, ad ogni livello, rispetto alle decisioni unilaterali prese dagli americani. Il MUOS era stato sequestrato in seguito non solo alle lotte dei Comitati, ma anche grazie all’opera di coraggiosi avvocati che hanno difeso la volontà del popolo siciliano. Non per mera coincidenza, il dispositivo satellitare è stato dissequestrato proprio nei giorni dell’attacco in Libia e, addirittura, è stato predisposto il rinvio a giudizio per ben 129 attivisti, un “maxi-processo”, che ricorda crimini mafiosi.

Di Stefano ha invitato tutti i presenti alla partecipazione massiccia alla manifestazione nazionale contro il MUOS, che si terrà a Niscemi – sede del MUOS – il due di ottobre. L’unità dei movimenti e dei partiti anti-imperialisti possono garantire il perseguimento della lotta.

L’intervento finale è stato svolto da Luca Cangemi, membro della Segreteria Nazionale del PCI, il quale si è soffermato dapprima sulla condizione libica, sulle modalità e le caratteristiche di questo attacco. Uno sguardo peculiare e preciso a quella che è stata la vicenda delle “primavere arabe” e dei piani per la destituzione del Mu’ammar Gheddafi, e delle conseguenze che tale evento ha determinato sul piano della politica locale libica e internazionale.

Il compagno Cangemi si è poi soffermato sulla pericolosità rappresentata dalla presenza di Sigonella, non soltanto da un punto di vista militare, ma anche civile: ogni giorno, infatti, migliaia di persone transitano dall’aeroporto di Catania, dal quale partono o arrivano, e centinaia di volte gli aerei sono rimasti sospesi in volo a causa delle esercitazioni militari che si svolgono quotidianamente nei pressi dei cieli catanesi.

Questo è, chiaramente, un abuso, un utilizzo del territorio italiano a scapito dei cittadini italiani e stranieri che fanno uso dell’aeroporto internazionale Fontanarossa di Catania.

Nonostante il caldo afoso di un tipico pomeriggio agostano in Sicilia molti cittadini si sono fermati e hanno partecipato al sit-in chiedendoci anche informazione sulle attività future.

Il Partito Comunista Italiano con le sue federazioni siciliane ha aderito alla manifestazione nazionale contro il MUOS a Niscemi che si terrà il 2 ottobre e intende proseguire nelle attività di sensibilizzazione e informazione contro le basi militari presenti in Sicilia.

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