Comune di Trieste e altre città rifiutano le liste PCI per l’autentica. Fatto gravissimo e senza precedenti

di Ottavio Romano, Segretario Regionale PCI Friuli Venezia Giulia

Nei giorni scorsi alcuni nostri militanti si sono recati presso l’ufficio elettorale del Comune di Trieste e di altri Comuni della provincia al fine di depositare i moduli per la raccolta delle firme dei sottoscrittori della nostra lista per le prossime elezioni europee.

I funzionari dei predetti Comuni hanno oralmente rifiutato di ricevere i predetti moduli, sostenendo che, per carenza di personale, non possono autenticare le firme dei sottoscrittori.

Abbiamo quindi chiesto un incontro con il Segretario Comunale del Comune di Trieste, il quale ci ha ribadito il rifiuto di “mettere a disposizione gli uffici della segreteria generale per la detenzione di liste elettorali finalizzate alla raccolta di sottoscrizioni”.

Si tratta di un fatto gravissimo, a nostra memoria mai verificatosi prima e che non accade, ad esempio, in provincia di Gorizia, ove, come sempre è avvenuto, le liste sono state regolarmente depositate affinchè i cittadini, se lo desiderano, esercitino il diritto di sottoscrivere questa o quella lista elettorale.

I Comuni sono la casa di tutti i cittadini, senza distinzione di fede politica, ed anche di tutti i partiti, associandosi ai quali tutti i cittadini possono concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale (art. 49 Cost).

Da sempre, quindi, i Comuni apprestano, in occasione di appuntamenti elettorali, il servizio di autentica delle firme e di rilascio dei certificati elettorali.

Riporto di seguito quanto contenuto nella circolare n. 13 del 26.3.2014 emessa dal Ministero dell’Interno in occasione delle ultime elezioni europee:

I segretari comunali o i funzionari incaricati dal sindaco o dal presidente della provincia svolgono le loro prestazioni all’interno del proprio ufficio, nel rispetto dei normali orari e ove occorra degli orari di lavoro straordinario consentiti dalla legge.

Tuttavia, si ritiene che i comuni, nell’ambito della propria autonomia organizzativa, possano autorizzare l’espletamento delle citate funzioni di autenticazione anche in proprietà comunali all’esterno della residenza municipale od anche in luogo pubblico ovvero aperto al pubblico purché all’interno del territorio comunale.

Nell’espletamento delle suddette funzioni dovrà essere assicurata la più assoluta parità di trattamento nei confronti di tutte le forze politiche che intendono partecipare alla competizione al fine di garantire il pieno e diffuso esercizio dell’elettorato passivo costituzionalmente tutelato.

Da essa si evince chiaramente come i Comuni siano tenuti ad attivare tale servizio, in condizione di assoluta parità tra tutti i partiti, quantomeno nell’ordinario orario d’ufficio, ma anche attraverso l’utilizzo di lavoro straordinario, se necessario.

Non farlo costituirebbe una palese lesione del diritto di elettorato passivo costituzionalmente tutelato. Il rifiuto di autenticare le firme costituirebbe, a nostro parere, il reato di rifiuto di atti d’ufficio (art. 328 c.p.).

Quanto al deposito delle liste direttamente negli uffici comunali, si tratta di una prassi di buon senso, che rende più comodo il lavoro anche degli stessi uffici comunali. I funzionari, infatti, potranno autenticare le firme mano a mano che i cittadini si presentano, all’orario che gli stessi cittadini possono decidere in base ai loro impegni ed esigenze. Il mancato deposito, invece, impone ai partiti politici di fornire direttamente al sottoscrittore il modulo, se non di accompagnarlo personalmente in Comune. E se c’è un solo sottoscrittore disponibile, si sprecherebbe un intero modulo per una sola firma. Quindi bisognerebbe radunare un bel po’ di sottoscrittori ed accompagnarli tutti insieme. E’ chiaro che si tratta di un lavoro pesante e irragionevole, che rende dieci volte più difficile il raggiungimento del quorum per la presentazione della lista. Mentre invece, anche secondo le circolari ministeriali, i Comuni dovrebbero “garantire il pieno e diffuso esercizio dell’elettorato passivo costituzionalmente tutelato.”.

Tutto ciò avviene in un quadro di pesante arretramento sul piano dei diritti di partecipazione democratica. Mentre i partiti politici già rappresentati nel parlamento italiano o europeo sono esonerati dall’obbligo di raccolta delle firme, agli altri viene imposta la raccolta di un numero altissimo di sottoscrizioni e per di più si nega l’utilizzo delle strutture pubbliche che dovrebbero essere al servizio della democrazia. Il ricostituito Partito Comunista Italiano vive solo della militanza e del contributo volontario dei suoi aderenti, notoriamente non certo milionari. Non possiamo assolutamente permetterci di pagare dei notai per autenticare le firme. E questa forma di boicottaggio praticamente ci esclude dalla competizione elettorale. Non escludiamo, tuttavia, di attivare tutte le azioni, anche giudiziarie, a tutela dei nostri diritti politici e di quelli di tutti i cittadini.

One Comment

  1. alessandro verona

    denunciateli subito

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