Contro la memoria corta e le deformazioni della storia, per una Giornata della memoria che sia davvero tale

di Segreteria Nazionale PCI

Si celebra oggi la Giornata della memoria decretata vent’anni fa dal Parlamento europeo. Com’è noto, si scelse la data del 27 gennaio perché il 27 gennaio 1945 i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz erano stati abbattuti dai soldati dell’Armata Rossa; momento emblematico della contrapposizione inconciliabile tra due mondi opposti: quello del nazismo razzista, antibolscevico, antisemita e antislavo, da un lato, e le istanze di liberazione umana che si erano affacciate in Europa a partire dal 1789, che erano state rilanciate dalla Rivoluzione d’Ottobre e che nell’Unione Sovietica avevano trovato un primo tentativo di realizzazione, dall’altro.

Su quest’ultimo fronte si ritrovarono le stesse democrazie liberali, che
pure avevano sottovalutato il pericolo nazista, nella speranza che Hitler orientasse tutta la sua aggressività contro l’Urss, giungendo quindi al vergognoso Patto di Monaco del 1938, che costrinse l’Unione Sovietica a siglare con la Germania il patto di non aggressione del 1939.

Oggi però la storia viene riscritta a uso e consumo di un’ideologia
liberaldemocratica, di nuovo tutta orientata verso l’anticomunismo. La vergognosa risoluzione approvata nel 2019 dal Parlamento europeo, che mette sullo stesso piano nazifascismo e comunismo, è in tal senso uno degli esempi più gravi, collegandosi a un revisionismo storico diffuso in questi anni a piene mani. A cascata, la costruzione di tale senso comune passa attraverso i media e le deformazioni della storia nel discorso pubblico. Nella stessa giornata di oggi, si è potuto ascoltare alla radio pubblica (“Pagina Tre”, programma di Radio Tre) che, certo, Auschwitz era
stata liberata dall’Armata Rossa, ma quella stessa Unione Sovietica «sterminava gli ebrei»: una falsità gravissima e inaccettabile, di cui chiediamo formalmente una doverosa rettifica al giornalista Edoardo Camurri e alla stessa Rai.

La Giornata della memoria non può essere la Giornata della memoria corta o deformata: questo sarebbe il modo peggiore di ricordare i caduti per mano del nazifascismo e gli internati nei campi di sterminio (ebrei, prigionieri di guerra sovietici, comunisti e altri oppositori politici, rom, sinti, omosessuali, disabili, testimoni di Geova), vittime di quella «sostanza sterministica del nazismo» che portò alle estreme conseguenze la logica genocidaria che si era già manifestata nella lunga storia del colonialismo.

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