EX-EMBRACO DI RIVA DI CHIERI – LA SOLITA STORIA DI “NORMALE SFRUTTAMENTO”

di Dipartimento Lavoro PCI Piemonte

L’ennesimo esempio di deindustrializzazione, mediante trasferimenti di produzioni industriali dentro la UE, è rappresentato dall’ex Embraco (gruppo Whirpool) di Riva di Chieri (TO). La vertenza ha inizio, nell’ottobre del 2018, con l’annuncio del trasferimento della produzione di compressori per elettrodomestici, in Slovacchia, ed il licenziamento collettivo di circa 500 lavoratori.

Successivamente, nel 2019, è stata presentata la soluzione di Ventures che prometteva la salvezza di tutti i posti di lavoro: il piano prevedeva l’avvio della produzione di robot per la pulizia dei pannelli solari. Dopo un anno, invece, si rivelò una truffa. La società, che non ha mai avviato la reindustrializzazione, è arrivata al fallimento e all’inchiesta per bancarotta distrattiva per tutti i vertici aziendali accusati di aver prosciugato le finanze della società.

Infine, a fine 2020, era nata una nuova idea, il progetto Italcomp, per rilanciare l’area industriale ex Embraco di Riva di Chieri (TO), con 400 dipendenti, e l’area industriale ex Wanbao Acc di Mel (Belluno), con 300 dipendenti. Tale progetto prevedeva la costituzione di una società a larga maggioranza pubblica, attraverso Invitalia, e partecipate delle Regioni Piemonte e Veneto, per la creazione di un polo europeo dei compressori, prevalentemente per la catena del freddo. Italcomp si proponeva di diventare un produttore integrato di compressori sia nel segmento domestico sia in quello light commercial accelerando la diffusione del compressore a velocità variabile.

Ma come avrebbe dovuto avvenire? All’inizio, il nodo cruciale pareva essere la possibilità di un finanziamento pubblico da 15 milioni, assistito dalla garanzia Sace al 90%.
Il 22 dicembre scorso, doveva arrivare l’autorizzazione della Commissione europea, per il sostegno finanziario al progetto, ma non è arrivata. L’organo della UE ha richiesto ulteriori chiarimenti ed ha rinviato di 150 giorni, l’eventuale autorizzazione agli aiuti statali.

Così agisce la UE, di fronte alle crisi industriali ed al dramma dei lavoratori che rischiano i licenziamenti!

Questi ultimi, sono stati bloccati, solo dopo una proroga degli ammortizzatori sociali e l’utilizzo della cassa integrazione per Covid.
Ora, lo Stato italiano, tramite Invitalia dovrebbe, invece, entrare come socio di minoranza trovando un investitore privato, ad oggi, assente.

Gli ammortizzatori sociali termineranno il 25 Aprile, tra sei giorni. Il curatore fallimentare di Ventures, in assenza di prospettive di ripresa dell’attività produttiva, invierà le lettere di licenziamento collettivo ai lavoratori ex Embraco.
Questa è la situazione, ad oggi, di questa triste vicenda. È necessario un cambio di modello economico e politico.
Lo Stato acquisisca la totalità della proprietà della Italcomp salvaguardando l’occupazione dei 700 lavoratori dei due siti produttivi e riavviando la produzione industriale.

Questa nuova società vada ad inserirsi in un nuovo polo pubblico industriale in cui siano integrate le industrie di base, come l’ex Ilva di Taranto, con aziende manifatturiere per produzioni innovative ed a basso impatto ambientale.

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