Giustizia per Leonard Peltier!

di Giorgio Langella, Segreteria Nazionale PCI

C’è il “caso Navalny” che, in questi giorni, riempie di notizie tutti i giornali e le televisioni. Certo, “fa notizia” la sua condanna a 3 anni e 6 mesi. Certo, lui è il prototipo dell’eroe che si oppone alla “odiosa dittatura” di Putin. E, poi, è un personaggio che assomiglia tanto al prototipo “dell’eroe giovane e bello”.

Quello che vorrei evidenziare (ancora una volta) però, è il silenzio con cui
viene coperto un altro “caso” che esiste da tanto tempo in un paese nostro
alleato, in quella che viene, da molti, considerata la più grande democrazia
del mondo, gli Stati Uniti d’America. Mi riferisco al “caso Leonard Peltier”, del quale si parla e si scrive a malapena, lasciando passare tanto di quel tempo tra una notizia e l’altra che risulta non essere.
Le notizie, difficili da trovare, sono diffuse da chi, con ostinata testardaggine e utilizzando pochi mezzi e minori risorse economiche, tenta di tenere viva l’attenzione riguardo la vita di Leonard.

Leonard Peltier, ormai anziano e malato, non ha gli occhi azzurri e neppure i capelli biondi. E non è “giovane e bello”. È figlio di quella che viene
considerata “una razza inferiore”, appartiene a un popolo che molti
considerano composto da persone “brutte, sporche e cattive”.

Leonard non è neanche un “eroe”. Eppure ne avrebbe tutte le caratteristiche.
Ha lottato per i diritti del suo popolo e per questo sta finendo la sua vita terrena rinchiuso in prigione da molto, troppo, tempo. Per l’esattezza dal 6
febbraio 1976. Sono passati 45 anni.

È stato condannato a due ergastoli per l’uccisione di due agenti FBI, ma si è
sempre dichiarato innocente. La sentenza è arrivata dopo un processo che
definire “strano” è fuorviante. È stata emessa in maniera definitiva a fronte di pochi indizi e neppure confermati, con testimonianze che sono state smentite successivamente, a successive prove che lo scagionavano ma che non hanno portato né alla revisione del processo né alla “grazia” (unica via percorribile per tornare in libertà) di nessuno dei presidenti statunitensi che si sono succeduti in tutti questi anni.

Leonard Peltier non vuole né avrebbe voluto essere un eroe. Ha dovuto fare
la sua scelta di vita. È un combattente che lotta ancora dal carcere per i diritti del suo popolo, per quelle persone, i nativi americani, a cui sono stati rubati da chi ha depredato i territori che loro abitavano da tempo immemorabile.
Si provi a immaginare cosa può significare essere rinchiuso da 45 anni. A
cosa può pensare quest’uomo di oltre 76 anni. A come abbia potuto resistere tanto tempo in isolamento. E a come sia riuscito a sopravvivere e continuare a pensare, a ragionare, a lottare.

Leonard Peltier non si è mai piegato di fronte alle ingiustizie che ha dovuto
subire. Non si è mai inginocchiato per chiedere di essere perdonato. Non
poteva farlo per il semplice fatto che lui è innocente e non avrebbe mai
potuto dichiarare di essere un assassino.
Leonard Peltier è, infatti, un uomo integro, un prigioniero politico, un vero
lottatore. Forse per questo è volutamente dimenticato da tanti personaggi
che dirigono le grandi “nazioni democratiche”. Riconoscere ufficialmente che esiste una persona innocente che vive da 45 anni in una cella della maggiore potenza economica e militare del mondo a causa di una sentenza ingiusta sarebbe come ammettere il fallimento di un intero sistema iniquo, retto su principi imperiali che hanno prodotto guerre e devastazioni in ogni parte del nostro pianeta.

Ricordiamoci che la fine dell’apartheid in Sudafrica iniziò con la scarcerazione di Nelson Mandela. Tutto il mondo vide quando uscì dal cancello della prigione attorniato a migliaia di donne e uomini del suo popolo che esprimevano una felicità incontenibile.
Leonard Peltier è molto meno famoso. Non fa e non deve fare notizia. Si è
opposto alle ingiustizie della “democrazia statunitense”, per questo deve
scontare anche la condanna dell’oblio.

Il suo popolo è stato massacrato, sconfitto, costretto a vivere in riserve ai
“margini della civiltà”, senza diritti e togliendogli la dignità. La lotta del popolo nativo americano conta poco negli equilibri mondiali. La sua storia, fatta di orrendi massacri, annientamento di intere popolazioni e discriminazione, è stata spesso descritta solo con qualche nota di folklore. È comunque un popolo fiero e Leonard Peltier ne è l’esempio. Dopo 45 anni di carcere e lunghi periodi di isolamento, è ancora e per sempre un uomo libero perché non ha mai smesso di pensare, non è mai sceso a compromessi, non ha mai abiurato i suoi ideali e la lotta.

Leonard Peltier ha pieno diritto di uscire dalla prigione, respirare l’aria che
avvolge gli uomini liberi e camminare nel mondo senza catene.
È tempo che il mondo riconosca che, contro Leonard Peltier, è stata
commessa, da parte degli Stati Uniti, la più odiosa delle ingiustizie.
Un’ingiustizia che può colpire chiunque non sia omologato al sistema o sia
considerato “diverso” perché, come dice Peltier: “la mia colpa è essere
indiano d’America, e la tua?” Con questo Leonard lancia un monito, nessuno è immune perché ognuno può avere un peccato originale, una colpa: essere nato nella “parte sbagliata del mondo”.

Facciamo un appello a chi non si arrende di fronte alle ingiustizie, a chi non
gira la testa dall’altra parte, a chi lotta per un mondo migliore e più giusto
rifiutando qualsiasi discriminazione: ricordatevi di Leonard Peltier e dite a
tutti, anche a chi è indifferente, a chi non conosce la storia di quest’uomo, a
chi preferisce non sapere, che nessuno può dirsi assolto se non fa qualcosa
perché Leonard Peltier possa tornare libero.

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