Governo gialloverde: quale cambiamento per il lavoro?

di Lucia Mango, Segreteria nazionale PCI e Responsabile Lavoro

 

La morte in itinere dell’operaio dell’Ilva, mentre rientrava dal lavoro dopo un turno massacrante di 12 ore, che comprendeva un lungo straordinario notturno, ci dice molto di quello che dovremmo aspettarci da un governo del ‘cambiamento’ o sedicente tale.

Dopo il decreto dignità, che avrebbe quasi potuto lasciar intravedere a un impianto di attenzione per il lavoro e dopo l’accordo sull’Ilva che, pur mantenendo aperta la spada di Damocle della questione ambientale e della salute dell’intero territorio, pareva segnare una seria  valutazione della questione occupazionale, più niente.  Il 2018, anzi, si è chiuso con i lavori dell’Ilva e dell’indotto  in agitazione per il mancato rispetto dell’accordo e con una spaventosa media di più di 2 morti sul lavoro al giorno, senza contare, appunto, quelli in itinere, con i quali si toccano i 4 morti sul lavoro ogni giorno. Ogni giorno 4 famiglie nel 2018 nella civile Italia, tra i paesi fondatori di questa civile UE, hanno visto un componente della famiglia uscire per andare a guadagnare il necessario per vivere e non fare ritorno a casa.

Difficile immaginare un’emergenza più grave, non perché delle disgrazie possa farsi una classifica ma semplicemente perché quella delle morti sul lavoro non è una disgrazia ma il velenoso frutto, scientifico, della nuova organizzazione del lavoro, delle regole del mercato del lavoro dell’Italia di oggi, dell’assenza di tutele, di diritti, di controllo ma, ancor peggio, di considerazione delle donne e degli uomini che lavorano.

E’ ancora, questa la Repubblica democratica fondata sul lavoro? Lo è, ormai, solo sulla carta. I lavoratori sono oggi semplici ‘risorse’, forza lavoro spersonalizzata, codici, matricole, numeri, adatti a produrre plus valore, profitto, alla redistribuzione del quale, per altro,  partecipano ben poco.

Chi può rifiutarsi di accettare turni massacranti in un paese in cui la giusta causa per il licenziamento non è più legge? Chi può farlo laddove la disoccupazione è stabilmente sopra il 10% e l’esercito di riserva preme?

Dove i contratti sono precari, i salari miseri, le tutele vigenti solo per chi ha contratti nazionali robusti e potere contrattuale da esercitare?

Non c’è scelta per ha bisogno di lavorare per vivere. Non c’è scelta per il singolo. Ci sarebbe e ci sarà quando i lavoratori torneranno ad essere un corpo, una classe, con la consapevolezza che i problemi degli uni sono sempre concatenati e interdipendenti da quelli degli altri.

C’è da dire che il governo ha una coerenza a dir poco spaventosa. Non una parola, non una sul disastro del lavoro in questo paese. Una campagna elettorale permanente pre elezioni Europee sulle pensioni e su ‘quota cento’, che tutelerà una piccola fascia di lavoratori, per lo più precoci,  che per pochi anni riusciranno ad andare in pensione in età ancora decente, e che è gabellata come abolizione della legge Fornero, che invece, resta vigente e sul resto un imbarazzante silenzio.

La produzione industriale crolla, la disoccupazione sale, quella giovanile spaventa, il potere di acquisto dei salari scende, sui luoghi di lavoro la sicurezza non esiste e questo governo che fa? Sceglie il silenzio ed il taglio furtivo dei fondi Inail per la sicurezza sul lavoro. Segno evidente che al governo giallo-verde va bene così. Si salvano le banche coni soldi degli italiani, senza che lo stato chieda in cambio di entrare nel cda e di gestire la banca salvata con denaro pubblico ma non si vogliono salvare i lavoratori, che dovrebbero essere il motore dello sviluppo di un paese sano.

Questo governo non si cura del lavoro, non crea lavoro, non tutela chi lavora, non cura il potere di acquisto delle famiglie, è impegnato in una continua e roboante campagna elettorale contro, contro chi ha governato, eppure oggi governano loro, contro l’UE, eppure poi ne seguono i diktat, contro i migranti, eppure non fa niente per rimuovere le cause delle migrazioni e continua a fare accordi coni venditori di armi.

Viene da pensare che risolvere le questioni del lavoro, lanciare un piano per la piena occupazione, per il rilancio del potere d’acquisto dei salari, per costoro non sia conveniente.

Perché chi lavora in sicurezza, vive con dignità e la libertà fa sempre paura a chi ha il potere.

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